
Pokémon
Brianza, 21 agosto 2016 - Forse hanno ragione psicoterapeuti e prelati, dal Vescovo di Noto in giù, che hanno provato a mettere i bastoni fra le ruote al gioco virtuale del momento, Pokemon GO, definendolo addirittura (il Vescovo) "un gioco diabolico". Dunque, confessiamo che ci capiamo poco. Però. Però nel gioco che invita ad acchiappare Pokémon (i mostriciattoli di un popolare videogioco e cartoon giapponese) disseminati nei luoghi più impensabili pronti a spuntare dal nulla sui telefoni cellulari del giocatore, non potevano mancare ovviamente anche i luoghi sacri. E se i creatori dell’app Pokemon GO, nel loro calcolato delirio di realtà aumentata (ti vedi comparire per strada Pikachu e compagni), se ne sono in fischiati di piazzare Pokémon in località dal passato drammatico come Auschwitz, figurarsi se potevano avere ritegno di chiese e oratori.
Accade così che questa storia, che ha ovviamente del surreale, capiti in una parrocchia di un imprecisato comune brianzolo di cui non possiamo svelare l’identità. Pare che in particolare, i giocatori di Pokemon GO che frequentano questa parrocchia scoprano a un certo punto che una palestra è posizionata proprio nella loro chiesa. Attenzione, però, cos’è una palestra? Bisogna fare un passo indietro e sapere che tra le tante funzionalità di Pokémon GO, le Palestre sono uno dei meccanismi centrali. Vale a dire, una volta raggiunto un dato livello nel gioco (per numero di Pokémon e di abilità conquistate) e una volta scelta una squadra con la quale schierarsi, i giocatori possono iniziare a far combattere i propri mostriciattoli l’uno contro l’altro proprio come accade ad esempio nei popolari cartoons o videogiochi. Ed è in questo contesto che entrare un possesso di una palestra, a suon di combattimenti vinti contro altri giocatori, può rivelarsi fondamentale. E si dà pertanto il caso che chi dimostra di essere più forte degli altri prenda di fatto possesso della palestra in cui ci si trova tutti a combattere. E ne diventi il “capopalestra”.
Ora, il problema in questa vicenda brianzola è presto detto. Un giocatore – di cui ovviamente si ignora l’identità, ma che evidentemente supponiamo non abiti troppo lontano dal “luogo del delitto” - si nasconde dietro un nickname (i nomignoli fasulli in voga sul web, soprannomi, pseudonimi o “nomi di battaglia” usati per identificarsi in una determinata comunità virtuale). E questo nickname è a dir poco irriverente se non irriguardoso: si tratta infatti nientemeno che di una bestemmia. Immaginate lo sconcerto e la rabbia degli altri frequentatori della suddetta parrocchia – per lo più ragazzi, ovviamente - ogni volta che azionano il gioco e scoprono il nome dietro il quale si cela chi domina “a casa loro”. Altro che Islam, qui si tratta di “atei” e della peggior specie.
E i ragazzi dell’oratorio, da quando hanno scoperto l’esecranda violazione, starebbero facendo di tutto pur di rientrare in possesso della palestra scacciandone – con i mezzi virtuali del gioco, ovviamente – il suo irriverente “capopalestra” dal nome irriferibile. Che però pare essere molto forte, anzi così forte da aver sbaragliato finora ogni tentativo di sfidarlo e scalzarlo. Come andrà a finire questa vicenda, ovviamente, non è dato sapere. La caccia – virtuale e non solo - è però aperta. E sembra che alcuni dei ragazzi dell’oratorio di cui sopra – inferociti – stiano intanto facendo di tutto per scoprire la vera identità dell’odioso giocatore. Con il poco nobile (e poco cristiano) intento di sfrattarlo non solo virtualmente, ma pure fisicamente, dandogli una bella lezione... foss’anche a suon di sganassoni. Come dicono i giocatori abituali di pokémon, "Gotta catch ‘em all!", "Acchiapali tutti!”. Anzi,almeno stavolta, "acchiappane uno solo"!