Più vertenze per lo smart working, crescono licenziamenti e dimissioni

Il resonconto dell’anno della pandemia dello sportello Cisl: "Servono regole nuove su tempi e modi". Uso mirato e continuato della cassa integrazione per il personale che si vuole allontanare

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di Martino Agostoni

Meno licenziamenti ma più dimissioni, tanti contratti ma pochi stabili e poi tutti a casa in smart working ma lasciando sul posto di lavoro regole, tutele e diritti. Due anni di pandemia e di ripetuto stato d’emergenza hanno stravolto l’economia e la società, e un segno profondo del cambiamento si può leggere nel mondo del lavoro e, in particolare, nei tipi di contenziosi che si aprono tra le aziende e i propri dipendenti. Una misura dei problemi dei lavoratori si può ricavare dagli uffici vertenze dei sindacati e, in particolare per il territorio monzese, da quello operativo alla Cisl Monza, Brianza e Lecco che ogni anno presenta un resoconto della sua attività e delle maggiori questioni affrontate di volta in volta.

All’ufficio vertenze arrivano i contenziosi ormai aperti tra datore di lavoro e lavoratori e se prima del Covid, fino al 2019, la maggior parte delle pratiche riguardava casi di licenziamento, problemi causati da fallimenti aziendali o questioni contrattuali, dal 2020 le norme sullo stato d’emergenza hanno cambiato tutto e sono subentrati nuovi problemi per i lavoratori. Ieri il segretario provinciale Cisl, Mirco Scaccabarozzi, e il nuovo coordinatore in Brianza dell’ufficio vertenze Cisl, Antonio Mastroberti, hanno presentato il bilancio dell’attività del 2021, un’annata significativa perché presenta uno scenario d’emergenza ormai consolidato. Tra i fenomeni più significativi di cui si sono occupati i sindacalisti l’anno scorso c’è il ricorso esponenziale all’uso dello smart working, lo spostamento del lavoro a casa che però spesso è avvenuto senza accordi e causando contenziosi per riconoscere ai lavoratori "smart" il diritto alla disconnessione, il riconoscimento di pari trattamento economico oppure anche forme di tutela per la salute come sul posto di lavoro. "Con lo smart working sono stati rimessi in discussione parametri del lavoro che si ritenevano consolidati, come le regole del posto di lavoro o gli orari – spiega Mastroberti – In questo caso il nostro lavoro verte soprattutto nel far riconoscere al lavoratore smart lo stesso trattamento dei lavoratori in sede, con una regolamentazione per le questioni nuove che il lavoro da casa comporta". Altre questioni riguardano le norme sul blocco dei licenziamenti e i modi per aggirarle, come la giustificazione di licenziamenti per giusta causa per mascherare motivazioni economiche. Oppure un uso mirato e continuato della cassa integrazione verso quei lavoratori che un’azienda vorrebbe allontanare, senza quindi fare una rotazione tra i dipendenti: "in molti casi questi stessi lavoratori – segnala il resoconto di Cisl Brianza – una volta esauriti gli ammortizzatori sociali, sono stati licenziati".

Così come sono aumentati in modo significativo con la pandemia i casi di dimissioni volontarie: nel 2021 sono state 1.000 a Monza, rispetto alle 696 del 2020 e sopratutto alle 289 del 2019. Nell’arco del 2021 le pratiche trattate dall’ufficio vertenza della Cisl in Brianza hanno riguardato nel 30% dei casi i licenziamenti, nel 60% questioni di recupero crediti dei lavoratori e nel 10% casi di discriminazione, mobbing e risarcimenti danni. Sono stati assistiti 635 lavoratori, rispetto ai 438 del 2020, e quasi la metà delle loro vertenze hanno riguardato imprese attive nel settore terziario del commercio e turismo, seguito poi da quello metalmeccanico. Nell’area brianzola nel 2021 la Cisl ha gestito 224 casi di fallimenti aziendali, e ha svolto un’attività di recupero crediti per i lavoratori per 4,5 milioni.