
Seveso, la piscina abbandonata (Brianza)
Seevso (Monza Brianza), 2 agosto 2014 - Il Transatlantico, punto di ritrovo di diverse generazioni, è ormai uno scheletro abbandonato. Il centro sportivo, chiamato così per la caratteristica costruzione e le finestre a oblò, che comprende l’area delle piscine, il campo da calcetto e quello che resta degli spogliatoi e di un bar ristorante con terrazza e discoteca all’aperto, 7.615 metri quadrati tra via Ortles e via Redipuglia, è abbandonato dal 2006. Costruito negli anni ’60 di fronte al Bosco delle Querce e ristrutturato negli anni ’90 con un miliardo di vecchie lire incassate dal Comune come risarcimento della diossina, dopo due incendi dolosi e diversi progetti e bandi andati deserti, è stato lasciato al suo destino. Per riqualificarlo nel 2010 erano stati previsti 2 milioni e 800.000 euro, oggi la cifra è lievitata a 4 milioni e mezzo.
Intanto i residenti sono costretti ad andare nei comuni vicini. L’edificio è diventato rifugio di sbandati. I ladri hanno divelto, smontato e portato via tutto quello che era possibile, dai rubinetti a piastrelle, docce, porte, finestre, servizi igienici e cavi di acciaio. Teppisti hanno completato l’opera coprendo i muri di scritte. L’erba incolta e la spazzatura hanno fatto il resto. E la giunta Donati di centrodestra (2009-2013) si è venduta la copertura del campo da calcetto prima che marcisse per l’incuria. Eppure la piscina di Seveso è stata una delle prime a nascere nella zona. Nei primi anni ’60 il Comune ha dato l’area in concessione a un privato, a titolo gratuito, per 25 anni, in cambio della costruzione di una piscina che a fine convenzione avrebbe dovuto diventare di proprietà comunale. Nel 1986 il concessionario ha anticipato, poco prima della scadenza della convenzione, la consegna della piscina al Comune che, non trovando altri privati disposti a investire, si è preso l’onere dei lavori di adeguamento, utilizzando il miliardo di lire prelevato dal capitolo di bilancio «fondi risarcimento Givaudan», quelli della diossina.
Da allora si sono alternati periodi di attività ad altri di chiusura con cambi di gestione e nuove iniezioni di danaro da parte del Comune. Nel 1996 la piscina è di nuovo inagibile e nessuno la vuole in gestione. Ed è a questo punto che una società si presenta e si dice disposta a riaprirla a proprie spese, a condizione di aprire un’attività di bar e ristorante. Il Transatlantico naviga bene fino al 2006 quando nel giro di due mesi viene devastato da due incendi dolosi, i cui responsabili non sono mai stati identificati. Poi l’abbandono e il susseguirsi dei progetti rimasti finora sulla carta. Per la giunta Galbiati il nuovo complesso sarebbe dovuto sorgere sul campo in terra battuta di fronte al centro natatorio che sarebbe diventato un parcheggio. L’attuale giunta Butti, invece, vuole recuperare il vecchio Transatlantico, affidando i lavori di recupero a un privato. Ma intanto i costi sono raddoppiati e i bandi sono finora andati deserti.