DARIO CRIPPA
Il Giorno

Nicholas Green, il papà Reginald a 31 anni dalla tragedia: "Donai gli organi di mio figlio. Fu la svolta per i trapianti"

Il papà del bambino americano ucciso dai rapinatori sulla Salerno-Reggio Calabria durante una vacanza nel 1994 parla del docufilm Effetto Nicholas e rivive quei giorni drammatici: "Il nostro gesto di allora ha fatto triplicare le donazioni. Torniamo spesso in Italia e tantissime persone si sentono ancora vicine a lui".

Nicholas Green, ferito a morte il 29 settembre del 1994 durante un tentativo di rapina sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, mentre erano in vacanza in Italia: la loro piccola utilitaria fu scambiata per quella di un gioielliere e per questo crivellata di colpi d'arma da fuoco

Nicholas Green, ferito a morte il 29 settembre del 1994 durante un tentativo di rapina sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, mentre erano in vacanza in Italia: la loro piccola utilitaria fu scambiata per quella di un gioielliere e per questo crivellata di colpi d'arma da fuoco

"Fu solo l’inizio di una storia di enorme importanza". Inizia così il racconto di Reginald Green affidato al docufilm Effetto Nicholas che sarà trasmesso venerdì 28 giugno da Rai 2.

Effetto Nicholas Green: "Donai gli organi di mio figlio. Fu la svolta per i trapianti"
Venerdì 27 giugno andrà in onda su Rai2 un docufilm su Nicholas Green, il bambino americano ucciso 31 anni fa mentre viaggiava in auto con la famiglia diretto in Sicilia

Dopo trentuno anni, è tornato di nuovo a quei giorni terribili.

"Riviverlo è stato straziante. Ho provato di nuovo la solitudine di quei giorni".

Qual è il ricordo che non la abbandonerà mai?

"Molti ricordi si affollano nella mia mente, ma il più vivido è lo choc che provai quel giorno quando fermai l’auto, guardai Nicholas e vidi la sua lingua sporgere in fuori e una traccia di vomito sul suo mento. Quello fu il primo istante in cui mi resi conto che uno dei proiettili che ci avevano sparato lo aveva colpito. Posso ancora vedere quel terribile momento nella mia mente come se fosse accaduto ieri".

Margaret e Reginald Green, genitori di Nicholas, ucciso il 1 ottobre 1994 in Calabria
Margaret e Reginald Green, genitori di Nicholas, ucciso il 1 ottobre 1994 in Calabria

Perché avevate scelto di venire in Italia?

"Stavamo facendo una vacanza di tre settimane con i bambini, prevalentemente in Sicilia, un po’ in spiaggia, al mare e un po’ visitando le antiche rovine".

Suo figlio Nicholas era molto affascinato dalla storia, lei stesso è un giornalista e uno storico. Cosa vi eravate ripromessi di andare vedere?

"Uno dei momenti più importanti sarebbe dovuto essere l’attraversamento dello stretto di Messina, dove Ulisse visse una delle sue avventure più emozionanti. Aspettare il traghetto senza di lui diretti all’ospedale di Messina – dove lo avevano portato via prima, in ambulanza – fece invece sembrare del tutto privo di significato quel momento".

In un primo momento, quando i rapinatori spararono contro la vostra auto, non vi rendeste nemmeno conto che Nicholas era stato colpito

"No. Lui e sua sorella Eleanor stavano dormendo nei sedili posteriori dell’auto dietro di noi. Quando furono sparati i colpi, Maggie si girò per assicurarsi che entrambi stessero bene. Sembrava che entrambi dormissero profondamente".

Poi l’agonia, 72 ore, la morte cerebrale. La decisione di donare i suoi organi. Come ci arrivaste?

"Quando i medici ci dissero che Nicholas era cerebralmente morto, Maggie e io sedemmo tenendoci per mano, provando ad assorbire il sentimento di vuoto, fino a che lei disse a bassa voce: ‘Ora che se n’è andato, non dovremmo donare i suoi organi?’ Io dissi sì e quello fu tutto quanto c’era da dire. Fu la prima volta in cui riuscimmo a vedere che si poteva trovare qualcosa di buono in ciò che era buio totale. Non avevamo mai realizzato sino ad allora che questo avrebbe potuto salvare vite e impedire a due altre persone di diventare cieche. E che questo gesto avrebbe potuto portare a un movimento mondiale che avrebbe salvato migliaia di vite, questa cosa sarebbe stata impensabile".

Lo hanno chiamato “Effetto Nicholas“. Il battito d’ali di una farfalla può cambiare il mondo. È stato così?

"Ha triplicato la donazione di organi nei successivi 10 anni, con un tasso di crescita che nessun’altra nazione ha mai registrato, e continua a salvare vite in tutto il mondo".

E tutto questo lo ha fatto un bambino di 7 anni.

"Abbiamo preso la decisione per lui perché sapevamo che non avremmo potuto riportarlo indietro ma potevamo salvare tantissime altre vite".

In Italia ci sono oggi 150 fra scuole, parchi, biblioteche che portano il nome di vostro figlio.

"Trovo ancora stupefacente che in tutta Italia ci siano persone che si sentono ancora vicine a lui".

Quante volte siete tornati in Italia, a volte con sua moglie e sua figlia Eleanor?

"Più di 50 volte. Perché ogni volta la storia spingeva tantissime persone a donare gli organi".

Non ha mai provato odio o risentimento per questo Paese?

"Mai. Non è stata l’Italia a tirare il grilletto. Sono stati due uomini violenti e senza scrupoli. Tutte le persone che abbiamo incontrato ovunque in Italia avrebbero fatto tutto quanto in loro potere per proteggerlo".

Ha incontrato le persone che ebbero in dono gli organi di Nicholas ed è stato di grande conforto. Che cosa resta da fare?

"Sfortunatamente, in Italia la legge ancora impedisce che le due parti si scrivano reciprocamente, quand’anche lo desiderassero, anche in forma anonima".