Parola alla difesa ieri in Tribunale a Monza alla ripresa del processo per il presunto business sul rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno. La Procura di Monza ha già chiesto la condanna a 4 anni e mezzo di reclusione ciascuno per il finanziere monzese Alessandro De Domenico e per il sovrintendente della polizia di Stato in servizio all’ufficio immigrazione del Commissariato di Greco Turro a Milano Giovanni Alongi e la condanna a 1 anno e mezzo di reclusione per due egiziani a loro volta imputati. Il finanziere è anche accusato di corruzione e abuso d’ufficio per una bustarella da 150 euro offerta dalla titolare di un ristorante cinese a Monza (che è a sua volta imputata in un processo parallelo e che sostiene si trattasse di un regalo per la figlia dell’imputato che compiva gli anni) e altri regali offerti da commercianti dagli occhi a mandorla che, secondo l’accusa, venivano avvertiti di controlli delle Fiamme gialle nei loro locali e negozi.
"Ma quale corruzione con i cinesi. I rapporti conviviali stretti durante i controlli con alcuni di loro servivano per acquisire informazioni e capire dove quella comunità si approvvigionava, come riciclavano il denaro e per garantire la vendita di prodotti sicuri", sostiene Alessandro De Domenico. L’inchiesta della guardia di finanza è nata nel 2016 da un controllo contro il lavoro nero in una panetteria monzese, dove un egiziano aveva accusato di corruzione di un finanziere il connazionale Ibraim Saran. Indagando su di lui sarebbe emersa una serie di pratiche per connazionali che avevano bisogno di sistemare i dati di reddito e dimora per ottenere permessi di soggiorno o ricongiungimenti familiari. Nega invece Saran, già condannato in abbreviato con sentenza definitiva perchè ritenuto il promotore del presunto business. Si attende ora la sentenza del Tribunale.
S.T.