CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Palestre, rabbia e delusione dei gestori

Preoccupati davanti alle richieste del governo. "Seguiamo già i protocolli. Qui si rischia di chiudere e di lasciare a casa i dipendenti"

di Cristina Bertolini

Reazioni di rabbia, sconforto e delusione quelle degli addetti ai lavori, rispetto all’ultimatum del premier Conte ai titolari di piscine e palestre. Tutti concordi nell’affermare che già da giugno osservano le direttive ministeriali, sforzandosi di interpretarle nella maniera più restrittiva, senza alcun controllo né riscontro da parte di Ats.

"Seguiamo i protocolli di igienizzazione, distanziamento e riduzione degli ingressi da giugno - ricorda Daniele Colombo, titolare delle palestre Moving di Monza e Lissone - misuriamo la temperatura anche se non è obbligatorio. La responsabilità è di chi deve controllare. A luglio ho scritto ad Ats perché venisse a controllare se le misure prese fossero idonee e ci è stato risposto che non avevano personale da inviare, perché gli operatori erano in smart working. Non è uscito mai nessuno e adesso ci dicono che non rispettiamo le direttive. Chiediamo l’intervento di Ats e il sanzionamento di chi non è in regola, ma che lascino lavorare gli altri".

Colombo ricorda i numeri. L’attività di fitness e palestre riguarda 100 mila aziende in Italia che danno lavoro a un milione di persone. "Ci hanno messo in ginocchio - dice - Avrebbe avuto più senso la chiusura per una settimana, per agevolare i controlli e poi riapertura per tutti quelli che sono in regola. Se chiudiamo ora non riusciremo più a riaprire. Non riusciamo a capire questo di diktat verso le palestre, quando poi fuori dalle scuole, nelle piazze, nei giardini e sui mezzi pubblici ci si acccalca tutti come se nulla fosse".

Fra carta, alcool, gel disinfettanti, continue sanificazioni, divisori, personale di controllo, da giugno a oggi il titolare fa osservare di avere speso già 20 mila euro per ottemperare alle normative. Se poi l’attività viene chiusa, ogni sforzo sarà stato vano. Tra fine settembre e i primi di ottobre le attività sembravano riprendere, poi dalle scorse, settimane, il nuovo decreto incombente ha fatto calare le iscrizioni. "L’ultimatum Conte ci ha dato la stoccata finale" dice Daniele. Dello stesso parere il titolare del Centro sportivo di Muggiò, della Piscina Villoresi e piscine di Verbania Alberto Colombo: "ci atteniamo scrupolosamente ai distanziamenti di 7 metri in piscina - dice - stiamo stringendo i denti per esaurire entro Natale i rimborsi degli abbonamenti bloccati durante il lockdown, per poter tornare ad avere un utile da gennaio. Certo se ci chiudono ora non riusciremo più a riprenderci. Durante il lockdown abbiamo perso 600 mila euro di fatturato (su tre strutture), a fronte di un contributo statale di 10 mila... praticamente niente. Nella nostra azienda, lavorano 180 persone, essendo aperti dalle 6 alle 23, tra istruttori, segreteria, pulizie. Alcuni hanno contratti a tempo indeterminato, ma la maggior parte sono contratti sportivi ad incasso. Hanno ricevuto il bonus di 600 euro, che però, per una famiglia non basta per vivere. Poi noi come azienda dobbiamo sostenere i costi fissi degli impianti e dell’affitto".