"Ora anche i figli perbene si sporcano le mani"

Simona Ravizza guida l’impresa sociale Il Carro: segue adolescenti difficili che non sempre arrivano da famiglie disagiate. Dopo il Covid sono tutti spaesati

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di Cristina Bertolini

Ragazzi fragili. Che compiono gesti inconsulti e abbandonano la scuola: i manuali di sociologia ci hanno abituato a collocarli in famiglie disagiate, di estrazione socio-culturale medio bassa. E invece "niente affatto", mette i puntini Simona Ravizza, direttrice dell’impresa sociale “Il Carro“ che si occupa del Centro educativo Carrobiolo contro la dipersione scolastica. "Ora il fenomeno è trasversale a tutti i gruppi sociali – chiarisce –. Se dopo la pandemia adulti e giovani adulti hanno ripreso le loro attività di studio, lavoro e svago, trovo che i ragazzi dai 14 ai 16 anni sono totalmente disorientati. Gli interessi che avevano a 11 o 12 anni, non li rispecchiano più a 14 o 15 e dopo il vuoto di esperienza e di vita del confinamento pandemico, non sanno più dove rivolgersi e si ritrovano scoordinati".

Racconta la sua esperienza come educatrice e come "mamma che incontra altre mamme": "I genitori mi parlano di bambini di 9 anni che chiedono ancora di dormire nel lettone, altri che lamentano la crisi dei figli nel contesto sportivo e la fatica a riorientarsi su altri gruppi sportivi e aggregativi. E ragazzi che hanno ansie e fobie scolastiche. Non è detto che siano conseguenze della pandemia, ma l’evento traumatico li ha portati allo scoperto". I ragazzi faticano a ricreare giri di amicizie e si aggregano dove possono, a volte anche in compagnie che suggeriscono comportamenti devianti. Quindi anche il centro educativo che si occupa di arginare l’abbandono scolastico, si riorganizza e cambia strategia, per far fronte ai nuovi bisogni. Prima aveva una sola classe che aiutava i ragazzi di terza media nel superamento dell’esame di terza, facendo rete con le scuole e i servizi sociali, mentre ora si sono aggiunte ben due classi del biennio della scuola superiore, ampliando anche la rete di professionisti, educatori e psicologi.

"Inoltre – spiega Ravizza – ci siamo attrezzati per l’accoglienza e l’orientamento delle famiglie che si ritrovano ragazzi che prima andavano bene a scuola e adesso fanno fatica e sono soggetti a senso di inadeguatezza e crisi d’ansia, rifiuto di uscire dalla propria stanza e gli adulti, trasecolati, che non sanno come gestirli". Anche il centro estivo del Carrobiolo cambia faccia. Prima era dedicato solo agli utenti dei corsi di recupero, menre ora si aprono ai ragazzi della scuola elementare, ai disabili, ai più grandi delle superiori, in un meccanismo inclusivo che si auto alimenta, con l’aiuto di tutti e offrendo aiuto a tutti. "Il servizio più eterogeneo – suggerisce Ravizza - porta con sé maggiore ricchezza". Così il centro diventa un porto di mare che raccoglie fragilità e talenti. Chi è più solido a livello scolastico può aiutare chi è più fragile e ha minore autostima a scuola. Questi a sua volta può essere più capace di tessere relazioni e può essere d’aiuto a chi fatica a esporsi, a inserirsi in gruppo e persino a uscire di casa.

Al Carrobiolo convergono esperienze variegate che aiutano i ragazzi a ricreare reti sociali adatte alla loro realtà e sensibilità centrata sul presente. Il Centro educativo segue oltre 150 ragazzi per i progetti contro la dispersione scolastica, aiutati da alcune decine di volontari, a cui si aggiungono i ragazzi delle scuole superiori che fanno l’alternanza scuola lavoro. Acquistano punteggio per la scuola e intanto trovano un ambiente sano e favorevole alla crescita, dove tutti possono svelare le loro insicurezze e il loro “non sentirsi mai abbastanza“.