La madre punta il dito su Gambino: è il lui il mandante dell’omicidio

Vittima il pusher Christian Sebastiano. Le dichiarazioni hanno spinto i carabinieri ad indagare ulteriormente

I carabinieri sul luogo del delitto

I carabinieri sul luogo del delitto

Monza, 26 aprile 2021 -  La mamma di uno dei ragazzini difficili, cresciuti troppo in fretta tra droga e furti nel degrado delle case Gescal e dei giardinetti del quartiere San Rocco, punta il dito contro Giovanni Gambino come mandante dell’omicidio dell’amico e vicino di casa Christian Sebastiano, ucciso da oltre 30 coltellate da due baby killer per 2mila euro. La 40enne, italiana e madre di famiglia numerosa e problematica seguita da servizi sociali e servizio per le tossicodipendenze come tante altre nel quartiere, si è presentata spontaneamente dai carabinieri tre giorni dopo l’arresto del 14enne e del 15enne accusati di avere assassinato il pusher di 42 anni di fronte alla sua abitazione nelle case popolari di via Fiume dopo avergli rapinato una dose di cocaina. "Ho saputo da mio figlio più grande che mio figlio più piccolo ha raccontato ad un amico che frequenta entrambi che l’omicidio è stato commesso dal 14enne perchè commissionato in cambio di 2mila euro da tale Gambino, che abita alle case Gescal di via Fiume, un uomo adulto, sui cinquant’anni, padre di famiglia. Mio figlio ha anche raccontato all’amico che il 14enne gli aveva proposto di partecipare all’omicidio", ha dichiarato la 40enne, che ha ammesso la frequentazione tra suo figlio 15enne e il 14enne baby killer. "Gli ho sempre detto di non frequentarlo, dopo che ho saputo da una mamma che gli ha fatto provare la cocaina. Da circa due anni gira la voce a San Rocco che lui sia un ragazzino molto pericoloso, in quanto sia assuntore che spacciatore di droghe... Girava voce che spacciasse fuori la scuola media. Io l’avevo soprannominato il Totò Riina di San Rocco". La mamma ha anche aggiunto nella sua deposizione che, inoltre, suo figlio più piccolo ha raccontato al fratello maggiore "che Gambino da parecchio aveva dei litigi con Christian Sebastiano", causati anche da una "furiosa lite" avvenuta tra la vittima "ed una cognata di Gambino". Dichiarazioni che hanno spinto i carabinieri di Monza, coordinati dalla pm monzese Sara Mantovani, ad indagare ulteriormente, convocando in caserma e in Procura a Monza diverse famiglie del quartiere. Fino ad arrivare alla richiesta di custodia cautelare in carcere, disposta dalla gip del Tribunale di Monza per concorso in omicidio volontario e rapina. Oggi l’interrogatorio di garanzia con collegamento da remoto a causa dell’emergenza Coronavirus della giudice con il carcere di Monza dove Giovanni Gambino è detenuto e dove verrà raggiunto dall’avvocata Anna Zottoli, difensore di fiducia. Secondo gli inquirenti Gambino è il "concorrente morale, mandante, agevolatore, istigatore e rafforzatore" del proposito omicida dei due ragazzini che, invece, negano la circostanza. In particolare il 14enne ha sin da subito sostenuto di non avere premeditato l’omicidio, ma di avere soltanto l’intenzione di rapinare la cocaina a Sebastiano, colpito poi per la sua inaspettata reazione. Dal canto suo, Giovanni Gambino nega decisamente l’accusa. "Certo che conoscevo la vittima, nel quartiere ci conosciamo tutti, ma non esiste che io abbia voluto la sua morte".