Monza, omicidio di Cristian Sebastiano: "L'hanno ucciso, non raccontate bugie"

La pm Sara Mantovani ha rimproverato in aula i testimoni reticenti nel processo al presunto mandante per il delitto alle case popolari di San Rocco

I due ragazzini di 14 e 15 anni autori del brutale omicidio di Cristian Sebastiano

I due ragazzini di 14 e 15 anni autori del brutale omicidio di Cristian Sebastiano

MONZA

Stefania Totaro

«Cristian l’hanno ammazzato, in questa aula c’è una madre che non ha più suo figlio. Chi racconta bugie qui commette falsa testimonianza, un reato molto grave". È arrivata persino a perdere la pazienza la pm della Procura di Monza Sara Mantovani davanti ai ragazzi chiamati ieri a raccontare cosa hanno visto e sentito sull’omicidio di Cristian Sebastiano, il 42enne che il 29 novembre 2020 è stato colpito da una trentina di coltellate sotto i portici delle case popolari del quartiere San Rocco da due baby killer che gli hanno rapinato una dose di cocaina.

R. e S., rispettivamente 14 e 15 anni all’epoca del delitto, tossicodipendenti e residenti nello stesso quartiere, sono già stati condannati a 14 anni di reclusione e nel processo di appello i giudici hanno disposto una perizia psichiatrica per verificare se l’abuso di droga dall’età di 12 anni li abbia resi incapaci di intendere e di volere. Ora alla sbarra davanti alla Corte di Assise di Monza c’è Giovanni Gambino, 43enne monzese vicino di casa e amico della vittima, dall’aprile del 2021 in carcere perché per gli inquirenti ha istigato all’omicidio i due minorenni promettendo loro 2.000 euro dei 3.000 euro degli arretrati della pensione di invalidità che il 42enne, con cui tutti avevano debiti di droga, aveva appena riscosso. L’imputato, difeso dall’avvocato Manuel Gabrielli, si è sempre protestato innocente, mentre i familiari della vittima si sono costituiti parti civili nel procedimento penale con l’avvocata Elena Franzoni. I due testimoni di ieri non sono ancora minorenni come gli altri già sentiti al dibattimento, ma l’atteggiamento è lo stesso: nervosi all’esterno dell’aula del Tribunale di Monza per il fatto di dover attendere, sono entrati davanti al collegio di giudici togati e popolari presieduto da Letizia Brambilla con il cappellino calato sulla testa e le mani in tasca, subito redarguiti dalla presidente a tenere un comportamento più consono al luogo in cui si trovavano. Uno di loro è pure venuto accompagnato dai carabinieri perché, già convocato, non si era presentato al processo. Il modo di fare è sempre lo stesso, quello di chi non capisce o fa finta di non capire, tra un "non ricordo" e "io non c’entro niente". Soltanto con tanta fatica da parte di pubblico ministero e presidente della Corte di Assise il racconto inizia a prendere forma. "Cristian lo c onoscevo di vista, io ero amico di S. mentre R. lo frequentavo solo quando stava con S. - ha dichiarato A., ventenne monzese -

Li vedevo “ farsi le canne”, ma non sapevo che facevano uso anche di eroina e cocaina. So che entrambi spacciavano hascisc e marijuana, ho visto che la prendevano anche da Cristian e la cessione avveniva alle montagnette dei palazzi. Ma non li ho mai visti dare i soldi a Cristian in cambio della droga, mi hanno detto che la prendevano a debito. Pochi giorni prima dell’omicidio R. aveva litigato con Cristian perché si era rifiutato di dargli ancora la droga senza essere pagato". I l ventenne h a ammesso di avere "sentito che R. diceva a S. che dovevano fare fuori Cristian per rubargli la droga e i soldi" e che "una volta R. ha chiesto ai nipoti di Giovanni Gambino se gli davano un coltello per ammazzarlo, ma loro gli hanno risposto di arrangiarsi da solo". S., trentenne, ha invece incontrato S. sul treno per raggiungere il bosco della droga di Ceriano Laghetto il pomeriggio del giorno dell’omicidio. "S. ha tirato fuori un paio di grammi di cocaina e l’ha offerta ai presenti dicendo che potevamo contattarlo se ne volevamo - ha detto - S. sapeva che conoscevo Cristian e sul treno mi ha detto se sapevo che l’avevano ammazzato, che era passato dalle Gescal e l’aveva visto per terra in una pozza di sangue".