Omicidio a Monza, il 14enne fermato: "Uscivo dal Sert e trovavo Cristian con la coca"

L’interrogatorio del giovane: "Non volevamo pagare la droga, ma alla vista del coltello continuava a gridare il mio nome e l’ho colpito"

Indagini e rilievi sul luogo dell'accoltellamento mortale

Indagini e rilievi sul luogo dell'accoltellamento mortale

di Stefania Totaro

"Uscivo dal Sert per curare la mia tossicodipendenza e mi trovavo lui che mi vendeva la cocaina". E’ quanto ha riferito durante l’interrogatorio Ravi, il 14enne nato a Monza da genitori delle Mauritius sottoposto a fermo dai carabinieri per l’omicidio di Cristian Sebastiano, il 42enne monzese accoltellato a morte domenica a pochi passi da casa sua in via Fiume. Ravi e Cristian si conoscevano perchè abitavano nello stesso quartiere San Rocco ed avevano in comune la dipendenza dalla droga e la frequentazione del Servizio per la cura delle tossicodipendenze.

Il 14enne, proveniente da una famiglia umile ma onesta, la mamma lavora come badante e il padre come operaio, frequentava regolarmente l’istituto Olivetti a Monza ma alle spalle aveva già un passato di abuso di sostanze stupefacenti e in poco tempo era passato dalle droghe ‘leggere’ alla cocaina.

Un tunnel percorso ad alta velocità che lo aveva portato ad entrare nel percorso di recupero del Sert. Un programma i cui risultati, a quanto il ragazzo sostiene, venivano ogni volta cancellati dagli incontri che il 14enne faceva con la vittima dell’omicidio. Ravi è difeso dall’avvocato Maurizio Bono di Monza, che ieri è stato svegliato in pieno sonno alla 1 dai carabinieri per essere nominato legale del minorenne dopo il fermo per concorso in omicidio volontario insieme all’amico Sonny, 15enne monzese di origine italiana che si trovava con lui quando Cristian Sebastiano è stato accoltellato ed ucciso.

Nel lungo e circostanziato interrogatorio, il 14enne si sarebbe addossato l’intera responsabilità di quanto è accaduto. Secondo la sua ricostruzione dei fatti, lui era andato con l’amico dal 42enne con la scusa di comprare droga ma con l’intenzione di non pagarla mostrando il coltellaccio da cucina.

Ma la rapina mordi e fuggi non è andata come aveva immaginato perchè, alla vista dell’arma bianca, Cristian Sebastiano avrebbe iniziato ad urlare ripetutamente il suo nome, scatenando la sua reazione aggressiva per timore che lì nel quartiere dove tutti e tre sono conosciuti, qualcuno degli inquilini si affacciasse alle finestre attirato dalle grida e li vedesse. Cristian ferito ha cercato di allontanarsi, allora l’amico di Ravi l’avrebbe tenuto fermo sotto il portico mentre lui finiva il lavoro: 20 coltellate.

Ravi e Sonny si sono quindi allontanati cercando di non dare nell’occhio. Ravi è tornato a casa, ha ripulito e riposto il coltello ed è uscito ancora di casa.

Ma, al suo ritorno la sera, ad aspettarlo ha trovato i carabinieri. Stessa cosa è successa all’amico Sonny e i suoi genitori, alla notizia che il figlio era stato sottoposto a fermo, hanno nominato di fiducia l’avvocata Renata D’Amico. Il 15enne non risulta schiavo della droga e non è paziente del Sert. Il suo difensore nega, sulla base di quanto finora appreso dalle carte, che il suo ruolo sia stato diverso da quello di mero accompagnatore e quindi contesta l’accusa di concorso in omicidio volontario, che potrebbe addirittura diventare più pesante con l’aggravante della premeditazione.

Il fascicolo penale, inizialmente aperto dalla pm della Procura di Monza Sara Mantovani, a seguito dell’incriminazione dei due ragazzini passa interamente alla Procura per i minorenni di Milano, che nelle prossime ore dovrà chiedere la convalida dei fermi e la conferma della misura di custodia cautelare in carcere. L’udienza davanti al Tribunale per i minorenni di Milano non è stata ancora fissata. Visto che si tratta di indagati che non hanno ancora raggiunto la maggiore età, potranno partecipare anche i genitori dei ragazzi.

L’emergenza Coronavirus rischia di rallentare l’iter giudiziario nei confronti dei due minorenni. La decisione sulla detenzione nel carcere minorile Beccaria di Milano o in un altro istituto penitenziario dedicato dipenderà dall’esito dei tamponi Covid a cui sono stati sottoposti e da quello dipenderà anche la sorte dell’udienza di convalida, che dovrebbe tenersi in videoconferenza.