DARIO CRIPPA
Cronaca

Olimpiadi dei dattilografi: quando la Villa Reale portò sul podio una “testina bionda”

Piera Bollito superò 660 concorrenti, quasi tutte donne e un prete. La competizione era nata per una trovata pubblicitaria in America ma venne sposata dal regime fascista e durò sin dopo la guerra

I concorrenti nel Salone degli Specchi in una foto pubblicata sulla stampa francese

I concorrenti nel Salone degli Specchi in una foto pubblicata sulla stampa francese

Monza – L’idea venne in America. Pare che fu a Cincinnati, il 25 luglio del 1880, e la prima volta a sfidarsi furono un istruttore di macchine da scrivere e un impiegato. Una trovata pubblicitaria, senza dubbio, come lo fu quella della Metro Goldwyn Mayer, che per lanciare un film che si intitolava “Gelosia“ (titolo originale “Wife versus Secretary“), che parlava di uffici e segretarie, con Clark Gable come star, portò l’idea di organizzare anche in Italia una gara di velocità alla macchina da scrivere da tenersi nei cinema che avrebbero proiettato la nuova pellicola. Era il 1936, in piena epoca fascista, e il “campione“ da battere a macchina nella prima gara nazionale per Dattilografe fu ovviamente un testo del Duce, per la precisione l’introduzione vergata da Benito Mussolini come prefazione di un libro celebrativo della Guerra in Etiopia scritto dal maresciallo Emilio De Bono.

E così anche in Italia si cominciò a gareggiare in quella competizione sportiva molto particolare riservata ai dattilografi. Che poi la maggior parte erano giovani "signorine", come si usava dire al tempo, anche se non mancava a volte qualche concorrente più attempata e persino qualche “ometto“. La prima a vincere fu Piera Bollito, classe 1905, di Torino. Una "testina bionda che filava come un fulmine", così la descrisse un cronista, in grado di raggiungere 600 battute al minuto mettendo in fila 135 partecipanti. Il premio fu ovviamente una macchina da scrivere, portatile, che peraltro servì alla stessa Piera Bollito nella copisteria che si sarebbe comprata a Torino assieme alla sorella Pina, naturalmente velocissima pure lei, tanto che qualche cronista tentò di ribattezzare le due con l’appellativo di "Coppi e Bartali della dattilografia".

Olimpiadi dei dattilografi. Quando la Villa Reale portò sul podio  una “testina bionda“
Piera Bollito superò 660 concorrenti, quasi tutte donne e un prete. La competizione era nata per una trovata pubblicitaria in America. ma venne sposata dal regime fascista e durò sin dopo la guerra.

Usando una Olivetti Lexicon 80 e gareggiando per la S.I.S.T. di Torino (l’accademia di formazione delle segretarie), Piera Bollito diventò campionessa italiana di dattilografia a Padova nel 1940 e pure nel 1941, quando la sorella Pina si classificò al secondo posto. Dopo la guerra, nel 1949 Piera trionfò anche a Viareggio. Nel 1950 vinse persino il concorso nazionale francese svoltosi ad Algeri. Mancava soltanto una consacrazione internazionale e l’occasione arrivò nel 1950. A Monza. Dove furono organizzate le prime Olimpiadi Internazionali di Stenografia e Dattilografia. Un evento di carattere internazionale e di grandissima portata mediatica, seguito da carta stampata e cinegiornali (c’è un filmato dell’Istituto Luce ancora conservato negli archivi e visionabile sul web).

Ospitato nientemeno che nel Salone degli Specchi della Villa Reale di Monza, al concorso presero parte complessivamente 660 concorrenti. Come si diceva, per la maggior parte “signorine”, ma non solo, se un giornale ricorda che fra i concorrenti, divisi in banchi da cinque su scrivanie nuove di zecca ancora odoranti di resina, c’era anche un prete, dei Padri Redentoristi di Oropa. Per il resto, grande emozione, spettatori, i lampi al magnesio dei fotografi, il sindaco ingegner Leo Sorteni di Monza che dava il via alla competizione. Un vero e proprio speaker che prima impartiva meticolose istruzioni ai partecipanti invitandoli a mantenere la massima calma e il più assoluto silenzio, quindi pronunciava la fatidica frase: "Attenzione, pronti, voltare il foglio… uno, due, tre e via!".

Le gare si svolsero in tre giorni, dal venerdì alla domenica, dal 14 al 17 aprile. I primi a cominciare furono gli stenografici giornalisti, ma il momento più atteso, ovviamente, la gara per eccellenza, era quello dedicato alla prova di dattilografia in programma la domenica mattina.

Quindici minuti di tempo per sessione. Le cronache raccontano il brusio e la scarica di mani che si avventavano sui martelletti e le centinaia di tasti delle macchine da scrivere dei più svariati modelli battuti con foga ma anche regolarità, con paragoni che chiamavano in causa ovviamente l’altro grande protagonista di Monza, la gara di Formula Uno. Con la raccomandazione al termine della prova di alzare tutti le mani immediatamente e non battere più nemmeno un tasto, pena la squalifica.

Come andò a finire? "Una testina bionda che filava come un fulmine", come si diceva. Piera Bollito confermò infatti il proprio talento aggiudicandosi la gara internazionale di velocità e quella italiana a squadre. La gara individuale nazionale la vide soccombere tuttavia a una ragazza romana, Jole Mariotti. In quel mondo oggi dimenticato, ormai Piera Bollito era una star internazionale che nella sua particolare disciplina continuò a vincere ancora fino a diventare, quando fu il caso di smettere, la madrina delle campionesse dattilografe più giovani della S.I.S.T, le nuove leve.

Quando Piera Bollito morì, nel 1994, nel necrologio apparso sulla La Stampa comparve questa frase: "Ti ringraziano i laureati che hanno presentato tesi dattilograficamente ed esteticamente perfette grazie alla tua professionalità". La trionfatrice delle Olimpiadi di Monza sarebbe stata seppellita nella tomba di famiglia, dove già la attendeva da qualche anno anche la sorella Pina, al Campo Primitivo del Cimitero Monumentale di Torino. Per una volta, la sorella era riuscita ad arrivare prima.