Ikram Nazih è libera, la studentessa italo-marocchina era in cella per le offese al Corano

Vimercate, la giovane era in carcere da due mesi a Marrakech per un post su Facebook

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di Monica Guzzi

Ikram Nazih è libera. L’udienza d’appello si è chiusa con l’annuncio della scarcerazione della giovane italo-marocchina, in cella da due mesi per avere offeso il Corano.

La notizia, data nel primo pomeriggio di ieri dal sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola a Marrakech, a margine dell’udienza in appello a carico della studentessa, ha suscitato un’ondata di entusiasmo anche in Brianza e in particolare a Vimercate, dove la ragazza è nata 23 anni fa. "La notizia arriva come un raggio di sole atteso e meraviglioso. Finalmente la giovane torna a rivedere la luce e a riabbracciare i propri cari dopo un’esperienza terribile e dolorosa", ha commentato subito il deputato brianzolo della Lega Massimiliano Capitanio, primo firmatario dell’interrogazione parlamentare sul caso.

"L’udienza di Appello - ha aggiunto il deputato brianzolo - ha potuto ridare il giusto peso alla vicenda, anche grazie all’encomiabile lavoro della diplomazia italiana, a partire dal ruolo svolto dall’ambasciatore in Marocco, Armando Barucco. Ora ci auguriamo che, nel rispetto della religione e dell’autonomia di ogni Stato, vicende come queste non debbano ripetersi mai più".

Dopo l’infanzia in Brianza, la ragazza si era trasferita a Marsiglia per studiare legge. Passaporto italo-marocchino e modi ormai occidentali, era finita nei guai per avere postato nel 2019 una vignetta satirica sul Corano considerata blasfema. Nel commento aveva ribattezzato il Kautar, in cui si obbligano i musulmani al sacrificio, un "versetto del whisky". Un commento che non è passato inosservato, tant’è che una associazione islamista ha sporto denuncia alle autorità marocchine.

Ikram è stata fermata il 19 giugno al suo arrivo per la Festa del Perdono a Marrakech, dove avrebbe dovuto trascorrere una vacanza, per essere incarcerata nove giorni dopo per offesa al Corano. Il codice penale marocchino prevede infatti la prigione fino a 2 anni per chiunque offenda la religione islamica, ma la pena può salire fino a 5 anni se la violazione viene commessa in pubblico o tramite i social network. Subito in soccorso della studentessa si era mossa la diplomazia italiana con l’ambasciatore a Rabat, Armando Barucco. Soddisfazione alla Farnesina. "Voglio ringraziare l’ambasciatore italiano in Marocco Armando Barucco e il sottosegretario Enzo Amendola per l’impegno che hanno dedicato alla causa. Assieme abbiamo seguito la vicenda dal primo momento, avendo a cuore unicamente il benessere della nostra connazionale, nel pieno rispetto del lavoro delle istituzioni e della giustizia marocchine", ha detto il ministro Di Maio.