
La villetta a tre piani in via Magellano teatro dell’omicidio e rilievi dei carabinieri
Nova Milanese, 25 ottobre 2024 – Pochi minuti di follia, la ricostruzione del delitto di via Magellano si fa sempre più chiara. La nipote arriva a casa attorno alle 13. Parcheggia sotto la palazzina in cui vivono le tre famiglie. Ma allo zio non sta bene. Non sappiamo se ritenga che quel posto non sia suo oppure se il parcheggio non sia fatto a regola d’arte. Semplicemente, lo fa infuriare. E così, quando la nipote entra nell’atrio, se lo ritrova davanti infuriato. Parole grosse, urla. Il problema è che Giuseppe Caputo, 62 anni, è armato, ha un coltello a serramanico.
Bisognerà chiarire se lo facesse abitualmente o se lo avesse preso perché contava di utilizzarlo. L’aggravante della premeditazione, ancora da chiarire se verrà contestata o meno, passa da qui. La lite si fa accesa, lo zio tira fuori il coltello ferisce la nipote: lievemente, poco più di un’abrasione all’altezza del collo. In quel momento al suo appartamento al primo piano, messa in allarme dalle urla, arriva anche la mamma della giovane, Giovanna Chinnici, 63 anni.
I soccorsi
La figlia si scansa, la mamma si mette in mezzo e riceve almeno due coltellate. Arrivano nella parte alta del petto, sotto il collo. Esce sangue, parecchio. Intanto sono intervenuti altri parenti della palazzina, l’aggressore viene bloccato, molla il coltello, che verrà ritrovato dai carabinieri. La donna viene soccorsa da un’ambulanza ma è molto grave. Arrivata in ospedale a Desio, viene accertata la sua morte.
È stata fissata intanto per oggi, venerdì 25 ottobre, l’autopsia sulla vittima e per domattina l’udienza per la convalida dell’arresto di Giuseppe Caputo, accusato di omicidio volontario e tentato omicidio aggravati dall’uso dell’arma da taglio e dallo stato di parentela con la vittima.
Sarà sottoposto a interrogatorio dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Elena Sechi nel carcere di Monza. La giudice attende il fascicolo sulla vicenda aperto dalla Procura di Monza, dopo che il magistrato di turno al momento del tragico dissidio familiare, la sostituta procuratrice Sara Mantovani, subito dopo il fatto è intervenuta prima sul luogo del delitto.
I trascorsi
A carico del 62enne risultano alcuni precedenti di polizia per varie denunce tra parenti. “Continue provocazioni, uno stato di sofferenza e la mancanza di lucidità“ potrebbero avere portato Caputo ad aggredire la cognata: ne è convinta l’avvocata Anna Casiraghi, che da anni lo difende.
L’avvocata, che ieri ha visto in carcere il suo assistito, ripercorre i dissapori che avevano portato a processi davanti al giudice di pace e a una denuncia presentata da Caputo per un presunto colpo alla nuca, archiviata quando le cognate e i mariti avevano raccontato era caduto a casa della suocera.
Poi i dissidi per la nomina di un amministratore di sostegno all’anziana madre, da cui la moglie di Caputo “si era sentita allontanata”. La legale parla di “persone emarginate, fuori dai giochi, che avevano provato a vendere la loro quota della casa, dove voleva andare la figlia della vittima che si doveva sposare, ma non si erano riusciti ad accordare”.