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Nonno Piero il veterano e il nipote Lorenzo: "Siamo Alpini nel Dna"

Nonno e nipote, decano e nuova leva dell'Ana, condividono lo stesso sangue e i medesimi valori. Piero Schiatti, iscritto all'Ana dal 1960, ha ricoperto l'incarico di segretario-tesoriere per 16 anni. Lorenzo Fabretti ha partecipato al Campo scuola nazionale degli Alpini in Veneto. Unisce loro un filo rosso: il motto "prima il noi dell'io".

Nonno Piero il veterano e il nipote Lorenzo: "Siamo Alpini nel Dna"

Sono la memoria e il futuro della sezione Alpini di Monza, uniti dallo stesso sangue e da un filo rosso dentro cui passano gli stessi valori, la stessa passione. Nonno e nipote - decano e nuova leva del corpo di volontariato militare - Piero Schiatti e Lorenzo Fabretti hanno tra di loro una distanza anagrafica di 60 anni (86 il primo, 16 il secondo) ma una vicinanza, dentro, che annulla ogni intervallo temporale. Piero è considerato la pietra miliare delle Penne nere monzesi: iscritto all’Ana dal 1960 - appena una settimana dopo il congedo militare -, fin da subito è stato tra i volontari più attivi della sezione monzese. Eletto consigliere sezionale dal 1964, ha ricoperto l’incarico di segretario-tesoriere per periodi alternati fino al 1983 (in tutto circa 16 anni), dandosi da fare sia sul piano dell’intervento operativo che dal punto di vista amministrativo. A Schiatti e a qualche altro socio si deve la costituzione, nel 1984, del gruppo Alpini di Monza centro.

"Sono 63 anni che faccio parte di Ana e sarebbe impossibile riassumere tutto in poche parole – esordisce nel racconto emozionato –. Un fatto che non dimenticherò mai è quando siamo intervenuti nel 1976 per partecipare ai campi di lavoro per la ricostruzione del Friuli terremotato. Siamo accorsi prima a Maiano, poi a Cornino e infine a Forgaria, dove abbiamo ricostruito il forno per la panificazione. Un impegno di 90 giorni distribuiti in un anno, durante il quale ho dovuto anche sacrificare del tempo per la famiglia. Ma essere Alpini significa anche questo: non pensare solo a sé o alla propria famiglia, ma al bene di tutti". Un precetto a cui il decano tiene moltissimo, che gli è valso nel 1980 il conferimento del titolo di Cavaliere, e a cui ha tenuto fede anche per un secondo successo che lo riguarda, la costruzione nel 1994 della passerella pedonale sul torrente Galavesa in Val Negra (sul Resegone), soprannominato “ponte del bruco“, via di passaggio verso la Capanna alpinisti monzesi, traguardo della Monza-Resegone.

Il nipote Lorenzo lo ascolta ammirato. E per questo ha voluto partecipare al Campo scuola nazionale degli Alpini in Veneto: "Ci svegliavamo alle sei, poi corsa, colazione e attività teoriche e pratiche di Protezione civile, come il soccorso, la costruzione delle tende e l’uso della pompa dell’acqua – racconta –. È stata un’esperienza formativa grazie alla quale sono cresciuto, mi ha lasciato qualcosa dentro che voglio continuare. Ci ritornerò. Siamo usciti dalle nostre bolle per farci guidare dal motto “prima il noi dell’io“". Ecco quello che oggi unisce come un filo rosso nonno e nipote.

A.S.