MONICA GUZZI
Cronaca

Non si muore così nella terra dell’eccellenza

Lavoro precario e mancanza di sicurezza: tragedie sul lavoro in Brianza. Giovani migranti perdono la vita in incidenti evitabili, mettendo in discussione la cultura della sicurezza sul lavoro.

L'azienda dove è avvenuta la tragedia

L'azienda dove è avvenuta la tragedia

Il 24 aprile Mohamed non è tornato a casa. Colpito da un pezzo di metallo precipitato da una gru in un cantiere alla periferia di Monza, è morto dopo cinque giorni di agonia. La sua famiglia non ha retto: la moglie, rimasta sola, ha preso i quattro figli ed è tornata in Egitto.

Sempre dall’Egitto era arrivato a lavorare in Brianza con il sogno di un futuro migliore anche il ragazzo ucciso martedì dalla macchina sulla quale lavorava ogni giorno.

Solo 22 anni e un motorino per spostarsi da Cinisello a Monza, felice del fresco permesso di soggiorno ottenuto grazie a un posto di lavoro regolare e sicuro. Ma per l’operaio morto l’altroieri, così come per il muratore Mohamed che non potrà vedere crescere i suoi figli in Italia, o ancora per un altro giovanissimo come Amadou - 24 anni originario del Gambia, travolto e ucciso da una fiammata - o per Mearouane - 33 anni marocchino, centrato da un carico sospeso in una carpenteria meccanica - il lavoro sicuro si è rivelato una tragica beffa. I loro nomi oggi entrano nella statistica, ma dietro ci sono le storie, la fatica, le speranze e i sogni di persone che qualche giorno prima erano vive, strappate ai loro amici e alle loro famiglie.

E ancora si parla di fatalità, di tragico errore umano, o di mancanza di preparazione e di educazione alla sicurezza. Argomenti che fanno rabbrividire nell’avanzata Brianza, la terra dei nidi e del car sharing aziendale, della meccanica di precisione e dell’intelligenza artificiale.

Una terra così tecnologicamente avanzata e socialmente illuminata da avere fatto gridare le statistiche al miracolo, quando ai primi di giugno i dati registravano il crollo (meno 8,4%) degli incidenti sul lavoro nei primi mesi del 2024. Dati smentiti pochi giorni dopo, quando si è scoperto che la terra dei corsi sulla sicurezza e dei controlli convive con quella del lavoro precario, dei subappalti e che il rispetto delle regole forse non basta. Perché la locomotiva economica del Paese non corre solo sui binari dell’eccellenza.