DARIO CRIPPA
Cronaca

"Non mollo. E voglio vincere nella mia terra"

Alessio “Mosquito” Lorusso venerdì sera prova l’assalto al titolo europeo all’Arena di Monza: "Ho preteso di combattere nel mio territorio"

di Dario Crippa

Venerdì sera all’Arena di Monza saranno puntate luci sfavillanti, luci speciali, luci di chi ha fame e nella vita si è abituato da sempre a conquistare tutto con le proprie mani.

Venerdì sera al palazzetto (apertura alle 19), si affronteranno due pugili, a muso duro ma leale, a testa alta nel match per conquistare la cintura di campione europeo EBU (European Boxing Union).

A un angolo del ring, ci sarà il campione spagnolo Sebastian Perez. Ma all’altro, con verosimilmente gran parte del tifo del palazzetto dalla sua parte, ci sarà un ragazzo brianzolo: si chiama Alessio Lorusso, ha 26 anni, nato a Bovisio Parini, ma cresciuto a Paina di Giussano. Ed è un ottimo pugile. Tre volte campione italiano fra i professionisti, campione dell’Unione Europea (titolo conquistato e difeso una volta con successo), ora punta al titolo europeo più ambìto e importante. Se ci riuscirà, davanti a sé avrà la possibilità di combattere per il titolo mondiale. "Inizialmente volevano che combattessi questo match a Milano, ma asono riuscito a impormi: sono brianzolo e volevo combattere a tutti i costi nella città capoluogo del mio territorio. Volevo Monza. E venerdì vestirò i colori biancorossi sul ring". Alessio Lorusso è un tipo così. Idee chiare, voglia di riscatto, spirito di sacrificio. Voglia di arrivare. A seguirlo ci saranno anche i tifosi della Curva Davde Pieri, nella cui sede è stato ospitato l’altra sera. "Loro mi hanno ospitato e verranno a vedere me; io ricambierò e verrò a vedere il Monza in curva".

Facciamo un passo indietro. "Ho avuto una vita difficile, una situazione famigliare molto complicata, ero un pazzo... Poi mia madre, che mi aveva cresciuto ma non riusciva più a gestirmi, mi ha proposto di provare a entrare in palestra per incanalare le mie energie".

Una svolta. "Ho cominciato con la Kick Boxing, e ho capito che quella sul ring doveva essere la mia vita. Ero sempre il primo ad arrivare in palestra e l’ultimo ad andar via. Ho imparato a buttar fuori tutta la mia rabbia. La mia prima palestra è stata la Top Ring di Seregno". A 16 anni passa al pugilato, la “noble art”.

Alessio combatte, vince e diventa campione italiano nei dilettanti. Nel 2017 passa ai prof (18 vittorie, 2 pareggi, 4 sconfitte). Ad Avellino, il pubblico in visibilio aveva iniziato a invocarlo con un nome: “Mosquito”. Veloce e fastidioso come una zanzara.

"Perché quello era il mio modo di combattere, colpire e scappare, toccare e schivare. E subito contrattaccare sfruttando la mia velocità". Alessio impara a venire a patti con la vita e le sue ingiustizie, impara che non bisogna mai mollare. "E io non ho mai mollato". Lavora e si allena, tanto. Si riempie di tatuaggi ("fanno parte di me, sono la mia passione, li porto a testa alta e non mi interessa il giudizio degli altri, non hanno mai fatto male a nessuno... loro"). Mosquito ora si prepara alla grande sfida, la grande occasione. "Il pugilato è diventato la mia vita, oltre ad allenarmi mi guadagno da vivere allenando. Anima e corpo. Dedizione, il pugilato mi ha insegnato tanto. E non finisce qui. Il titolo europeo è vacante, voglio conquistarlo".