Bimba abbandonata a Monza, tutti in coda per adottare Alice: le telefonate non si fermano

Per 10 giorni la bimba lasciata nella scatola da scarpe sarà curata e coccolata dall’ospedale. Molte associazioni, medici e ordini professionali chiedono una maggiore diffusione delle Culle della Vita

La neonata è stata abbandonata all’alba di martedì, a meno di 6 ore dalla nascita

La neonata è stata abbandonata all’alba di martedì, a meno di 6 ore dalla nascita

Monza - Le telefonate di chi vorrebbe adottare la piccola Alice continuano ancora ad arrivare. Coppie di giovani e famiglie che si fanno avanti per dare una mamma e un papà alla bimba, probabilmente di origini ispaniche, abbandonata all’alba di martedì, a meno di 6 ore dalla nascita, davanti al pronto soccorso ostetrico dell’ospedale San Gerardo di Monza. A trovarla, pulita, con il cordone ombelicale medicato e avvolta in una copertina, in una scatola di scarpe appoggiata sul cofano di una macchina, una ostetrica in pausa durante il turno di notte. La piccola sta bene ed è accudita dai medici e dalle infermiere del reparto di Neonatologia del San Gerardo gestito dalla Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma. Per i dieci giorni successivi al ritrovamento, Alice sarà curata e coccolata dall’ospedale. Perché la mamma (o il papà) biologica ha tempo 10 giorni per tornare sui propri passi. Trascorso questo periodo, sarà il Comune di Monza a diventare tutore legale della bimba. I Servizi sociali fin dal primo giorno in cui è stata ritrovata la neonata si sono attivati e sono in contatto con la Procura per i minorenni di Milano e con la direzione sanitaria della Fondazione.

Continua anche il lavoro degli investigatori della Questura per cercare di risalire all’identità della madre o comunque della persona che prima delle 5 di martedì scorso ha portato la bimba davanti all’ospedale. Anche se al momento non sarebbero ancora emersi elementi utili all’indagine. Sul fronte della Procura, invece, si sta procedendo per formalizzare la richiesta al giudice di un decreto di adottabilità che, secondo il procuratore capo per i minorenni Ciro Cascone, "considerata la situazione, si concluderà verosimilmente in tempi veloci". Una storia comunque a lieto fine per la piccola, perché chi l’ha abbandonata ha fatto di tutto perché venisse ritrovata in tempi rapidi e quindi fosse messa in salvo. A differenza, invece, di molti tristi precedenti di neonati abbandonati in luoghi isolati o peggio gettati nei cassonetti dei rifiuti. Ecco perché molte associazioni che si occupano dei bambini, medici e ordini professionali chiedono una maggiore diffusione delle Culle della Vita.

Proprio come quella di Bergamo che non è mai stata chiusa, ma soltanto trasferita. "Per 12 anni è stata custodita presso la Matris Domini con la vigilanza e la dedizione delle Suore – precisa Fabiola Bologna, presidente dell’Associazione italiana donne medico di Bergamo –, da dicembre 2019 è stata trasferita ed è custodita presso la Croce Rossa di Bergamo in collaborazione con la nostra associazione. La culla è ispiratrice di iniziative per informare i cittadini e le donne in difficoltà sulle diverse opportunità che lo Stato italiano offre, dalla possibilità di partorire in anonimato in ospedale, di affidarsi ai Consultori e ai Centri per la Vita fino alla possibilità di affidare il neonato alla Culla della Vita".

Inoltre, prosegue la presidente, "a Bergamo sono presenti due Totem informativi che indicano la posizione e il significato della Culla della Vita, uno alla stazione l’altro al Conad di via Carducci, che sono stati posizionati grazie al finanziamento del Lions Club Bergamo S. Marco. La Culla della vita a Bergamo quindi esiste e funziona, estrema soluzione contro l’abbandono di neonati, per mamme e papà che non possono, non vogliono o sono costretti ad abbandonare la propria bambina o il proprio bambino. Tutte e tutti, cittadini, professionisti, istituzioni dobbiamo arrivare prima, dobbiamo continuare a informare sulla possibilità offerta dalla legge di partorire in sicurezza e in anonimato nelle strutture ospedaliere e lasciare il proprio bambino in adozione".