Seregno: "Ascolta, sai chi sono io, mi chiamo Cristello"

Intimidazioni, violenze, minacce, dal recupero crediti alla gestione dei chioschi dei panini: ecco tutte le attività del clan

Le gestione dei chioschi dei panini era con modalità mafiose

Le gestione dei chioschi dei panini era con modalità mafiose

Seregno (Monza e Brianza), 13 giugno 2020 - "Ascolta, forse sai chi sono io, mi chiamo Cristello". Forza dell’intimidazione, violenza, brutalità. Ma anche mediazioni, perché gli uomini di ‘ndrangheta spesso fingono di porsi come “uomini di pace”. L’inchiesta “Freccia” dei carabinieri di Monza in Brianza racconta anche questo. Tanti gli episodi spulciando l’ordinanza. La cosca esercitava il controllo del territorio, in particolare fra Seregno, Meda e Giussano. Umberto Cristello è il più determinato. In possesso di una dote elevata nella ‘ndrangheta conferitagli a suo tempo dal fratello Rocco (ucciso nel 2008 a Verano), “si avvaleva della forza di intimidazione derivante dalla sua notoria appartenenza alla ‘ndrangheta e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, in particolare, bar di tale “Sandro” in Seregno". Emblematiche le intercettazioni: “...prendiamo quel bar cazzo... senza niente glielo prendiamo... Gli dici io ogni domenica voglio i soldi... se è finita la settimana e la domenica non ti dà i soldi… poi i soldi li andiamo a prendere...”. E nella gestione dei chioschi di panini si deve ubbidire alle leggi del clan, che decide persino le postazioni in cui si devono mettere e regolano le controversie fra ambulanti. “Se mangi tu, mangio io!”. E la controversia (dove posizionarsi davanti alla discoteca Polaris di Verano) si risolve, con le buone o con le cattive: “Digli che gli taglio la testa a tutti quanti, vi sparo!”. Alla cosca ci si rivolgeva anche per chiedere il permesso di un’azione violenta verso l’avversario di turno. ”Ma al ristorante… se gli faccio l’azione, vado tranquillo??”.

E la risposta di Carmelo Cristello, cugino di Umberto? “Si si!! certo vai tranquillo!". L’interlocutore è soddisfatto: “Gli faccio tutte le vetrine!! tanto ci metto tre minuti, gli faccio la vetrata fuori e faccio tutto il giro, tutta larga come mi hai detto te”. Nel 2018 un uomo, ubriaco, legato pure lui alle cosche, si presenta al bar Caffe 1940 di piazza Cavour e scaglia nei confronti della titolare un bicchiere da cocktail. Interviene Luca Vacca, uno degli elementi di spicco del clan: non tollera quello che considera un episodio di insubordinazione “a casa mia”, prende di petto il responsabile del gesto e lo minaccia intimandogli di non farsi più vedere al bar e a Meda. Devi “sparire davanti perché ti sparo in testa ... di sparire! Ricordati questa faccia! Lo sai chi sono, io?”. Una delle attività più remunerative è il recupero crediti. Un caso, per una cifra imprecisata, viene messo a verbale nel marzo 2018. Una telefonata viene effettuata, ancora da Luca Vacca, a un debitore: “Hai capito chi sono!? Cosa dobbiamo fare con sti soldi?”. Il debitore prova a difendersi. La risposta è secca: “A me degli avvocati non me ne frega niente! A me… c’è da pagare!... Perché li devo prendere io quei soldi lì! Non è che ti do tante spiegazioni! Chi è a casa mia si comporta come dico io, non come dite voi!”. E infine: “Io non ti minaccio, ti vengo a prendere a casa e ti stacco la testa. Ascoltami bene quello che ti sto dicendo, non fare lo sbruffone... Appena c’hai i soldi, mi chiami e me li porti! Punto!”.

Emerge anche una “storiaccia” a sfondo sessuale. Tre ragazzi, che non appartengono al clan (fra loro anche l’estorsore a luci rosse di un prete, ora sotto processo), ricattano un imprenditore che avrebbe intrattenuto rapporti sessuali con alcuni giovani. Si fanno consegnare anche parecchi quattrini per non divulgare il suo segreto: 28mila euro. Evidentemente, però, la vittima dell’estorsione, per far cessare tutto, si rivolge alla ‘ndrangheta. E la cosca rintraccia e affronta i giovani estorsori: “Avete preso i soldi in un modo sbagliato che qua lo facciamo noi… i calabresi fanno queste cose qua…”. E poi, "domenica sera ne parliamo tutti assieme (gli appuntamento vengono dati in bar e discoteche fra Verano e Carate, ndr) che qualcuno di voi a sberle vi prendo vedrai, organizzatevi a venire tutti, così la chiariamo una volta per tutte… io vi avviso, o si trova un accordo o vado a casa di ognuno di voi… e poi i genitori ne risponderanno". Le minacce si fanno feroci: “Io gli sparo quattro colpi in testa, gli faccio saltare il cranio… hai capito o no?". Risultato? I soldi estorti verranno tutti restituiti.