DARIO CRIPPA
Cronaca

STORIE DI BRIANZA/ Estorre di Monza, la mummia del Duomo

Per sei anni signore della città morì colpito da una pietra e rimase per tre mesi immerso in un pantano

Padre Georg Gaenswein nel 2016 in visita al museo del duomo

Monza, 31 gennaio 2021 - Fino a qualche anno fa, entrando nel chiostrino del Duomo, bastava dirigersi verso una vecchia anta di legno. Dietro, si apriva un piccolo armadio a muro seminascosto, ma bastava tirarne un battente per imbattersi in una scoperta sconvolgente, almeno per gli occhi ignari di chi – magari bambino – nulla avrebbe potuto immaginare di simile: una figura umana spettrale, uno scheletro a prima vista, con la chiostra dei denti ben visibile. Più precisamente, una mummia. Già. Perché nei segreti di Monza c’è spazio anche per questo: una mummia, le cui origini risalgono a centinaia di anni fa e che appartiene a un personaggio legato alla storia della città. Si chiamava Estorre Visconti (Astorre secondo altre fonti). Nato a Milano il 2 aprile del 1346 e morto a Monza il 7 gennaio del 1413. Figlio (illegittimo) di Bernabò Visconti, già signore di Milano, tentò di vendicarne la morte ed ereditarne il potere ma si ritrovò invece soltanto a dominare per sei anni la città di Monza. Erano anni particolari, quelli, in cui nobili e loro fedeli si battevano ferocemente per il dominio di un territorio a tratti selvaggio. Anni in cui il sangue scorreva a fiumi e spesso a versarlo erano personaggi legati da vincoli di parentela. Come lo stesso padre di Estorre, appunto, spodestato dal nipote Gian Galeazzo nel 1385 e rinchiuso in una cella del castello di Trezzo da cui non sarebbe uscito se non cadavere, probabilmente avvelenato. Il figlio Estorre è sulla soglia dei quarant’anni quando si ritrova a coltivare il sogno, o forse l’ossessione, di vendicare il padre. Ci prova con la spada e prima ancora con la parola, intessendo alleanze e amicizie di cui spesso c’era poco da fidarsi. Nel 1404 i suoi sforzi sembrano avere successo quando riceve come suo dominio la signoria di Martinengo e di Morengo, nella Bergamasca. Membro della Compagnia della Treccia, un ordine cavalleresco fondato dall’Arciduca Alberto III d’Austria, Estorre si ritrova però accusato di una congiura da Giovanni Maria, il figlio di Gian Galeazzo e Duca di Milano, che lo fa rinchiudere nei Forni. Sono le terribili prigioni del Castello di Monza, un manufatto di cui non c’è più traccia ma che sorgeva dove oggi c’è il palazzo della Rinascente. A liberarlo ci pensa Ottobon Terzi, con i suoi seguaci di parte ghibellina e l’appoggio dei Monzesi, che mal digerivano – come spesso è accaduto – l’arrogante dominio dei Milanesi. Nel 1407 Estorre viene dunque proclamato signore di Monza, e arriva addirittura – in una malcelata ossessione di indipendenza economica – ad aprire una zecca in città, dalla quale fa coniare una moneta. Si chiama il grosso monzese, e ha incisa sopra la dicitura “Hestor Vicecomes Modoetiae”. All’uccisione del suo nemico Giovanni Maria il 16 maggio del 1412, Estorre viene proclamato addirittura Duca di Milano e lo rimane per diversi giorni. Ma non troppi: a quei tempi difficilmente le cose potevano durare a lungo. A giugno Filippo Maria, fratello del Duca spodestato e ucciso, riesce a vendicarsi: sconfigge Estorre cacciandolo da Milano e lo costringe a rifugiarsi a Monza assieme alla sorella Valentina. Non avrà vita facile neppure nel castello di Monza. Dopo 4 mesi di assedio, l’8 agosto arriva a combatterlo il Carmagnola, condottiero e capitano di ventura. Ed Estorre trova la morte: mentre era intento ad abbeverare il suo cavallo nel cortile del castello, viene raggiunto da una pietra lanciata con un colpo di spingarda o di colubrina, una sorta di catapulta, manovrata dagli assedianti. La pietra è pesante e acuminata, il colpo forte gli frattura il collo del piede sinistro: la morte sopraggiunge per infezione – alcune cronache parlano di dissanguamento – nel giro di pochi giorni. La sorella Valentina assume la difesa del castello assieme al marito e si occupa di salvare i superstiti dell’assedio. Estorre verrà tumulato con esequie solenni nel Duomo di Monza. Si dice però che il terreno particolarmente fangoso vicino al fiume Lambro in cui, prima di essere recuperato, il cadavere ormai dissanguato era dovuto rimanere per tre mesi, abbiano favorito la sua naturale mummificazione. E così, quando fu ritrovato nel 1711 nel corso di alcuni lavori nel Duomo, il corpo di Estorre si presentava mummificato, in postura eretta. Priva del piede sinistro e di una parte della gamba, le mani incrociate sull’addome, le unghie ancora visibili, così come i denti e la pelle dal colore scurito dal tempo, la mummia da allora è conservata nel Duomo. Oggi è custodita nel Museo e si può vedere soltanto su appuntamento. La sua spada, uno stocco opera di un armaiolo di Milano, è nel Museo del Tesoro del Duomo.