DARIO
Cronaca

Mosè Bianchi il suo pennello e quel cartello

Mosè Bianchi, pittore monzese, è ricordato con un monumento, una scuola e una strada. Ma il suo nome è stato sbagliato su un cartello stradale e il pennello è scomparso dalla statua. Una correzione è necessaria, altrimenti il fantasma di Mosè potrebbe punire con i suoi strali.

Crippa

A 19 anni, aveva combattuto nella seconda guerra di Indipendenza ma la sua vera aspirazione era l’arte. Figlio di un insegnante di disegno (ma modesto pittore), un fratello che condivideva le stesse passioni, un nipote che avrebbe raggiunto anche lui la fama (Pompeo Mariani), Mosè Bianchi era dotato di tecnica perfetta. Aveva viaggiato per affinare gli studi, era stato a lungo a Venezia, dove le sue vedute della Laguna avevano avuto un grande successo ed era diventato un pittore alla moda. Era stato anche consigliere comunale a Milano, ma in fondo era un monzese e qui era tornato a morire. Un grande artista la cui memoria è ben presente nella sua città, che ha dato il suo nome a una scuola superiore, a una strada e a un monumento. Ecco, il problema è proprio lì. La statua, in piazza di San Pietro Martire, è stata di recente rimessa a nuovo, peccato che nel corso dei lavori dalle mani del pittore sia misteriosamente scomparso il pennello. Ma non è l’unico guaio. Verosimilmente in occasione dell’ultima rinfrescata dei cartelli stradali, quello nella strada a lui dedicata, al quartiere San Biagio, all’incrocio con via Prina, è stato oggetto di una svista: la prima riga riporta il nome del pittore, Mosè Bianchi e fin qui è tutto corretto. Il problema sorge se si dà un’occhiata alle date di nascita e morte. Nessun problema per la prima, il 1840. L’inghippo sorge per quella di morte: 1804. Come se il buon Mosè fosse morto… prima di nascere. La data corretta, biografia alla mano, è ovviamente il 1904.

Sarebbe bene andare a correggere. Altrimenti, con quei folti baffoni militareschi e la vociona di cui pare fosse dotato, c’è da temere di finire vittime, magari in sogno, degli strali del suo fantasma che intima di restituirgli quanto gli apparteneva: il pennello e la data di morte. Anche perché Mosè pare fosse dotato anche di una stretta di mano molto energica. Chissà quindi i ceffoni...