
di Fabio Luongo
La carica dei 70mila fa tornare Monza capitale del rock. La città respira di nuovo aria internazionale e vive un afflusso di turisti e visitatori da mezza Europa. Merito del concerto di Bruce Springsteen sul prato della Gerascia, all’interno del Parco. La calata del fiume di fan del Boss ha portato una ventata di vitalità e gioia su una Brianza provata dagli ultimi giorni di nubifragi e maltempo, che hanno provocato danni e morti. Ieri sono state tante le persone che, in attesa di assieparsi sotto al palco, ne hanno approfittato per scoprire qualche scorcio del territorio o passeggiare nel centro storico.
Intanto Monza è ritornata ad accarezzare ancora una volta il sogno di trasformare il suo pratone nell’Autodromo nella Hyde Park brianzola, luogo per eccellenza dei grandi concerti all’aperto in Italia così come avviene col parco londinese. Così è stato, nel passato recente, con gli show di Ligabue e degli I-Days. Così era stato, nel passato remoto, quasi 25 anni fa, per il leggendario concerto dei Pink Floyd. Proprio della band di Waters, Gilmour, Wright e Mason, oltre che naturalmente di Springsteen, è fan accanito il 67enne Ruggero Rizzi, venuto da Milano insieme alla figlia Luna, 22 anni, per assistere all’ultima data del tour europeo del Boss. "Sono un grande appassionato di Bruce", racconta Rizzi, in coda la mattina fuori dalla Porta di via Villa a Vedano in attesa di entrare nel Parco.
"Mio padre mi porta ai concerti di Springsteen da quando ho 5 anni: ne ho visti già 6 o 7, ci siamo andati ogni volta che Springsteen è venuto a Milano. In questo tour è il primo", spiega Luna, che ha preparato un cartellone in inglese con cui chiedere al Boss di farla cantare assieme a lui. "Faccio la cantante, so che è quasi impossibile, ma tentare non nuoce", dice la 22enne con un largo sorriso. Intanto a qualcuno squilla un cellulare la cui suoneria rimanda le note inconfondibili di “Born to run“, facendo voltare più di uno degli appassionati in fila. Come i giovani siciliani Alberto Pioppo e Andrea Consoli, arrivati apposta da Catania.
"Con l’aereoporto chiuso siamo dovuti partire da Trapani - raccontano -. Per noi è il secondo concerto di Springsteen, dopo quello al Circo Massimo a Roma nel 2016. Ci aspettiamo il solito bello spettacolo, ne siamo sicuri". "Per Andrea Bruce è una passione di famiglia, è stato lui a passarmi i primi cd di Springsteen", dice Alberto. Per Guido Fanchiotti, di Vigevano, quello di Monza è invece il 44esimo concerto del Boss. "Il primo è stato a Torino nel 1988, ai tempi di “Tunnel of Love“ - spiega -. Qualche anno fa ho seguito 7 concerti dello stesso tour. Praticamente mi organizzo le ferie in base ai tour di Springsteen. In questa tournée è la quarta data che seguo: l’ho già visto a Ferrara e 2 volte a Copenhagen. Ci ho messo 3 ore per arrivare a Monza, per i disastri fatti dal maltempo, ma ne vale la pena". E si può anche imparare che le canzoni del Boss mettono d’accordo le famiglie, come per i Ceretta da Somma Lombardo: papà, mamma e figlia assieme alla corte dell’artista di Freehold, New Jersey.
"È il mio 30esimo concerto di Bruce - dice il padre Denis -, siamo fan accaniti. La prima volta è stata nel 1993 allo stadio Bentegodi di Verona. Poi ho visto quasi tutte le date che ha fatto in Italia e l’ho seguito qualche volta in Francia e in Spagna. Di questo tour abbiamo visto la prima data, a Barcellona, e ora l’ultima qui a Monza". Ormai anche la figlia condivide la passione. "Abbiamo contagiato anche lei e gradisce - scherza il papà -: è al suo terzo concerto, il primo lo ha visto a 4 anni a San Siro". E c’è pure chi è tornato apposta da Tenerife, come i bergamaschi Lisa e Fabio, che laggiù vivono: lui è un veterano springsteeniano: "C’ero anche nell’85 a San Siro".