di Dario Crippa "Beh, stavolta devi solo vincere: questa è l’unica cosa che può servire". Sorride dalla sua casa in Val di Fiemme, in Trentino, Domenico Volpati, classe 1951. Uno che la sa lunga. Perché lui, ex centrocampista (anche) del Monza, quel 1° luglio del 1979 si trovò a vivere un autentico dramma collettivo. La sconfitta nello spareggio per andare in serie A di uno dei Monza più belli della storia. Volpati era un punto di forza di quella squadra: muscoli e fosforo, equilibrio e carisma. Lo dimostrò in una vita fuori dagli schemi: una laurea in Medicina, una lunga carriera da dentista una volta appese le scarpette al chiodo. Di recente, ormai in pensione, vaccinatore volontario nelle sue montagne. Una squalifica lo tolse però di mezzo nella partita più importante, quella di Bologna, "ma vissi con la squadra tutti i giorni di quella settimana… e il giorno della partita soffrii come un cane, avrei voluto scendere in campo con loro mentre venivano battuti dal Pescara". E adesso... bisogna riscattare quella giornata. "Il Monza è in credito, ma la squadra deve restare tranquilla: aveva perso male a Frosinone due settimane fa, ma ha saputo reagire facendo una grande partita ad esempio sabato scorso contro il Benevento. Questo campionato di serie B è stato straordinario ed esaltante, parecchie squadre hanno avuto l’occasione di chiuderlo ma non ce l’hanno fatta e hanno fallito proprio sul più bello". Ritorniamo al 1979. "Mancò la convinzione. La libertà mentale. Eravamo una squadra bella ma giovane, non avevamo nulla da perdere, quando ci trovammo costretti a vincere sentimmo la pressione e scendemmo in campo svuotati. Il Pescara aveva vinto sin dal suo ingresso in campo, al di là del fatto che aveva trentamila tifosi al seguito e noi solo un migliaio, anche perché in fondo giocavamo su un campo neutro". Cosa dobbiamo aspettarci ...
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