"Monza, sei in credito da 43 anni: resta tranquillo e potrai farcela"

Domenico Volpati, centrocampista e leader dei biancorossi sconfitti nello spareggio di Bologna analizza la situazione a poche ore dal match decisivo per la serie A in programma questa sera a Perugia

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di Dario Crippa

"Beh, stavolta devi solo vincere: questa è l’unica cosa che può servire".

Sorride dalla sua casa in Val di Fiemme, in Trentino, Domenico Volpati, classe 1951.

Uno che la sa lunga. Perché lui, ex centrocampista (anche) del Monza, quel 1° luglio del 1979 si trovò a vivere un autentico dramma collettivo. La sconfitta nello spareggio per andare in serie A di uno dei Monza più belli della storia.

Volpati era un punto di forza di quella squadra: muscoli e fosforo, equilibrio e carisma.

Lo dimostrò in una vita fuori dagli schemi: una laurea in Medicina, una lunga carriera da dentista una volta appese le scarpette al chiodo. Di recente, ormai in pensione, vaccinatore volontario nelle sue montagne.

Una squalifica lo tolse però di mezzo nella partita più importante, quella di Bologna, "ma vissi con la squadra tutti i giorni di quella settimana… e il giorno della partita soffrii come un cane, avrei voluto scendere in campo con loro mentre venivano battuti dal Pescara".

E adesso... bisogna riscattare quella giornata.

"Il Monza è in credito, ma la squadra deve restare tranquilla: aveva perso male a Frosinone due settimane fa, ma ha saputo reagire facendo una grande partita ad esempio sabato scorso contro il Benevento.

Questo campionato di serie B è stato straordinario ed esaltante, parecchie squadre hanno avuto l’occasione di chiuderlo ma non ce l’hanno fatta e hanno fallito proprio sul più bello".

Ritorniamo al 1979.

"Mancò la convinzione. La libertà mentale. Eravamo una squadra bella ma giovane, non avevamo nulla da perdere, quando ci trovammo costretti a vincere sentimmo la pressione e scendemmo in campo svuotati.

Il Pescara aveva vinto sin dal suo ingresso in campo, al di là del fatto che aveva trentamila tifosi al seguito e noi solo un migliaio, anche perché in fondo giocavamo su un campo neutro".

Cosa dobbiamo aspettarci stavolta, a Perugia?

"Oggi il Monza ha una squadra più “scafata” e matura, con gente che è abituata a disputare partite di questo genere, è una squadra con personalità".

Uno come Volpati servirebbe ancora?

"Non ero mica Maradona (ride)...".

Dopo l’esperienza in biancorosso la sua carriera decollò.

"Adriano Galliani, allora giovane dirigente del Monza, mi vendette al Torino in serie A.

Avevo fatto cinque anni di B, ma il Monza mi è sempre rimasto nel cuore, qui avevo dato il meglio".

Poi, al Verona, conquistò uno storico, leggendario scudetto nel 1985. E con Galliani?

"Ci sentiamo ancora, ci scambiamo messaggini. Già allora aveva il fuoco dentro come dirigente, ma stava attentissimo a non trasmettere mai le proprie ansie: sempre sorridente e sereno, riusciva a infondere tranquillità e ottimismo allo spogliatoio".

Sabato scorso durante la partita con il Benevento ha abbandonato lo stadio per la tensione ed è andato in Duomo a dire una preghiera.

"So che è molto credente e chiedere una raccomandazione all’Altissimo in questi casi non è certo da rimproverare: non è superstizione, male non fa, anzi può sempre servire".

A Monza un pezzo di cuore: lo segue ancora?

"Certo, leggo i giornali di carta, i miei preferiti.

Ho bellissimi ricordi di questa città e di una società con un ambiente davvero familiare.

Io mi spendevo molto in campo, a ogni partita perdevo due o tre chili, che poi recuperavo nei giorni seguenti. Un anno però non riprendevo più peso...".

La misero all’ingrasso in Brianza?

"E per qualche settimana mi ridussero le ore di allenamento per farmi riposare, mentre bevevo un litro di latte al giorno fuori pasto per riprendere peso.

Il campionato di B era davvero tosto, allora come oggi".

Tornerà a Monza?

"Ce l’ho in programma da parecchio tempo: ho promesso a Galliani che assieme ad altri giocatori della mia epoca un giorno ci ritroveremo tutti a Monzello… quando ovviamente ci sarà l’occasione giusta per...".