Monza, rito abbreviato per il mobiliere stupratore

Il procedimento consentirà lo sconto di un terzo della pena per il 40enne che violentava e rapinava donne nei centri massaggi

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di Stefania Totaro

L’insospettabile mobiliere accusato di rapine e violenza sessuale a donne dei centri massaggi in Brianza esce dal carcere per andare nella comunità per tossicodipendenti di don Mazzi e sceglie il processo con il rito abbreviato, che si terrà il 12 novembre al Tribunale di Monza.

Era lo scorso maggio quando l’uomo, 40enne residente a Cesano Maderno e appartenente ad una nota famiglia di arredatori, è stato bloccato dai carabinieri di Seregno perchè accusato di diversi episodi di rapina, sfociati talvolta in violenze sessuali. Ora la pm della Procura di Monza che ha coordinato le indagini dei militari, Emma Gambardella, ha chiesto il giudizio immediato per l’indagato, che nel frattempo è stato accolto dalla comunità Exodus per risolvere i suoi problemi di dipendenza dalla cocaina. La difesa del 40enne ha scelto il processo abbreviato, che prevede lo ‘sconto’ di un terzo della pena. Al mobiliere sono contestati 5 episodi.

Le indagini sono iniziate da una rapina con violenza sessuale avvenuta a Barlassina nel giugno del 2019. La vittima ha denunciato di essere stata contattata telefonicamente dall’uomo e di averlo poi ricevuto all’interno della propria abitazione dove è stata minacciata con un coltello, legata mani e piedi e stuprata. Prima di allontanarsi, l’aggressore si è impossessato di denaro contante e di altri preziosi prelevati dall’appartamento. Episodi analoghi sono poi avvenuti a Bovisio Masciago, Seveso e Seregno, a volte soltanto tentativi per la forte reazione delle donne, che erano riuscite a fare desistere l’aggressore, anche perchè nel frattempo tra di loro iniziava a girare in chat il numero del cliente pericoloso. Vittime italiane, brasiliane, cinesi.

A novembre 2019 l’arresto dell’allora 39enne, a cui i militari avevano sequestrato corde, fascette per polsi e nastro isolante, utilizzati per immobilizzare le vittime. Rinvenuta inoltre una pistola scacciacani, il coltello utilizzato in diversi episodi nonché numerosi apparecchi telefonici che l’uomo era solito rapinare alle donne per impedire sia alle vittime di richiedere i soccorsi che per ostacolare il suo rintraccio tramite il numero di telefono con il quale era stato accordato l’appuntamento. Per gli inquirenti, a intensificare la compulsiva aggressività dell’uomo, che di giorno continuava a svolgere il lavoro di mobiliere nell’azienda di famiglia, ci si metteva l’assunzione di cocaina. E’ poi emerso che il 39enne aveva già un precedente penale per rapina nel 2012. Per il mobiliere si erano aperte le porte del carcere.