Monza in marcia per la pace: "Stop alle armi in tutto il mondo"

A Monza il primo corteo per la pace vede centinaia di partecipanti chiedere il cessate il fuoco e la fine della produzione di armi, con il sostegno di varie organizzazioni civili e sindacali. La richiesta di maggiore impegno nella diplomazia e meno uso delle armi è chiara.

Monza in marcia per la pace: "Stop alle armi in tutto il mondo"

Monza in marcia per la pace: "Stop alle armi in tutto il mondo"

Arriva in un pomeriggio di pioggia il primo corteo per la pace di Monza e Brianza. Il capoluogo brianzolo si è aggiunto ieri alle oltre 110 città italiane mobilitate in più di 120 eventi per chiedere il cessate il fuoco, contro tutte le guerre in corso nel mondo. Partito da piazza Citterio e arrivato in piazza San Paolo, ha visto la partecipazione di diverse centinaia di persone, grazie all’organizzazione di Rete Brianza accogliente e solidale, che al suo interno accorpa le sigle sindacali confederate (Cgil, Cisl, Uil), e numerose cooperative e associazioni impegnate in battaglie civili e nel volontariato, tra cui Anpi Monza Brianza, Libera, Emergency Monza, Arci Scuotivento, Un Ponte Per, Desio Città Aperta, Cooperativa Pop, Emergency Monza, associazione Pace fatta Vedano al Lambro, associazione Amici di Luca Attanasio, Gnima Seck e la comunità afrodiscendente. "Noi chiediamo che cessi il fuoco ovunque ci sia il fuoco – è l’appello di Matteo Casiraghi, segretario di Cgil Monza e Brianza, e di Mirco Scaccabarozzi, segretario generale di Cisl Monza Brianza Lecco – e che cessi la produzione delle armi. Ci uniamo convintamente alla Rete nazionale Pace e disarmo, a Europe for peace, alla Marcia per la pace Perugia-Assisi. Anche la Brianza fa sentire la sua voce". Poi il riferimento all’attualità: "Le manganellate ai ragazzi di Pisa di ieri non ci convincono. Il grado di democrazia non si ottiene con i manganelli ma con il diritto".

"I giovani spaventano, le idee dei giovani spaventano – aggiunge Fulvio Franchini, presidente di Anpi Monza Brianza –. Ora occorre che i politici capiscano che bisogna impegnarsi molto di più nella diplomazia, aprendo tavoli di pace, e molto meno nell’uso delle armi".

Alessandro Salemi