Missione sociale. Gli stracci da buttare diventano la bandiera della voglia di riscatto

I ragazzi dell’impresa sociale Il Carro e l’opera d’arte dedicata all’Onu. Sarà esposta in Villa Reale, poi andrà a Roma, New York e Dubai.

Missione sociale. Gli stracci da buttare diventano la bandiera della voglia di riscatto

Missione sociale. Gli stracci da buttare diventano la bandiera della voglia di riscatto

La bandiera dell’Onu realizzata dai ragazzi speciali, da giovani stranieri e a rischio dispersione scolastica dell’impresa sociale Il Carro, l’ex associazione di volontariato Il Carrobiolo. L’opera d’arte sarà esposta in Villa Reale (dal 18 ottobre al 26 novembre) prima di partire per un tour mondiale a Roma, New York e Dubai. L’idea è nata dalla collaborazione de Il Carro con l’associazione M.Ar.Co (Monza arte contemporanea) che ha messo in contatto il centro con l’artista Mario Arlati. Così è nato l’incontro con i ragazzi, per la realizzazione di un’opera che rappresenta la divisione delle diverse realtà partecipanti e l’unione per il raggiungimento di un obiettivo comune, simbolo mondiale di coesione tra Paesi e diritti umani. Durante il laboratorio durato cinque giorni (con il supporto di Unido Itpo Italy, ufficio italiano per la promozione tecnologica e lo sviluppo industriale dell’Onu), l’artista ha insegnato ai ragazzi la tecnica modulare che avrebbero utilizzato. Ha messo davanti a loro un enorme mucchio di stracci, scarti aziendali della tintoria Rosina di Niguarda, ha chiesto loro di prenderli e lavorarli costruendo dei moduli, poi montati a formare un grande pannello bianco su cui veniva proiettata la bandiera dell’Onu che i ragazzi andavano a riprendere con colore e pennello, fino a riprodurla globalmente. Arlati ha stimolato i ragazzi alla manipolazione che scava, incide, colpisce la materia e allo stesso tempo scava nel vissuto delle persone.

Alcuni ragazzi rievocavano in quegli stracci le tende di una casa che hanno lasciato, il vestito della nonna, una coperta dell’infanzia. "Mi piace spaziare senza vincoli dal minimale pittorico alla complessa ricerca materica che genera superfici tridimensionali – spiega l’artista –, con l’obiettivo di far perdere l’orizzonte all’interlocutore". Monza arte contemporanea, come spiega il suo fondatore Maurizio Caldirola, trova nella ricerca l’ispirazione perfetta per la realizzazione di un progetto espositivo, legato all’utilizzo della materia ricca di memoria, come quella degli stracci. Altre opere modulari, eseguite con la stessa tecnica, verranno realizzate dai ragazzi, saranno esposte alla Villa Reale accanto alla bandiera dell’Onu e vendute durante il periodo natalizio: rientreranno in un’operazione di fundraising a favore dell’Impresa sociale Il Carro.

All’intero progetto hanno partecipato una quarantina di ragazzi che si occuperanno anche dell’allestimento e della cura della mostra, dal montaggio alle fotografie. "Maurizio e Mario hanno portato da noi arte e bellezza – osserva Simona Ravizza, direttrice dell’impresa sociale Il Carro – che ben si sposa con le nostre linee guida: educazione, cultura e housing". I ragazzi portavano con sé il proprio vissuto di convivenza con la disabilità, senso di inadeguatezza, ricordi di viaggi della speranza. Quindi l’idea di realizzare un’opera con un artista importante creava in loro ansia da prestazione e diffidenza. Per questo sono stati guidati e presi per mano da uno staff di educatori, volontari, tirocinanti e dalla mediazione di Elisabetta Illi, reporter internazionale, carismatica traduttrice e facilitatrice. Poi fra uno scherzo e una pacca sulla spalla il lavoro è diventato piacevole.

C.B.