Mirco Mariani e gli Extraliscio salgono sul bus

L’originale orchestra comincia il suo tour estivo dal quartiere Cederna, protagonista (anche) il nuovo album “Romantic robot“

Migration

di Marco Galvani

Prima hanno trasformato il liscio in gasato, poi hanno innescato un cortocircuito tra musica folk, sinfonica ed elettronica. "Una cosa che non mi ha fatto dormire una notte intera, avevo paura di una deriva un po’ sdolcinata". Ma poi "ci ho preso gusto". Ed è nato ‘Romantic robot’, "un album nato in un mese di solitudine verticale e impenetrabile di Mirco Mariani nel suo studio Labotron di Bologna", l’ha battezzato Elisabetta Sgarbi. Ecco, "ci vorrebbero più produttori illuminati come lei".

E "se potessi lanciare via qualcuno con la fionda, lancerei i produttori che non hanno voglia di rischiare. E pure qualche potente del mondo". Parola di Mirco Mariani, lo ‘scienziato pazzo dei suoni’, il capitano dalla barba hipster degli Extraliscio in coppia con il clarinettista Moreno ‘Il biondo’ Conficconi. Domani, dalle 18.30 alle 22, con “l’(in)visibile orchestra” saranno live sul Magic Bus del festival Monza Visionaria, in tour nel quartiere di Cederna. "Con orgoglio ripeto che siamo il gruppo italiano più fuori moda che c’è e iniziare la stagione dei concerti partendo su un pullman scoperto mi sa di buono. Ci salgo felice - confessa Mirco -. Del resto fin da ragazzino avevo il sogno di portare la musica in posti improbabili". Si preannuncia "un’estate movimentata". Del resto, filosofia del liscio, finché la gente balla, si deve suonare. E poi "ci sarà l’anteprima assoluta il 9 giugno al teatro Carcano di Milano di ‘Extraliscio contro Tre Allegri Ragazzi Morti’ in occasione della Milanesiana. Una sfida tra amici, tutta da inventare. E finirà che ci mescoleremo tra noi". Un esperimento. Ma "finché ci si lancia nel buio, mi sento a mio agio. Come è stato per ’Romantic robot’, ci siamo spostati più sull’extra che sul liscio. E ho dovuto mettere da parte un altro album che era già in stato avanzato. E adesso, dopo l’esperimento ‘cibernetico’, certamente rimetterò mano al lavoro fatto", assicura Mirco. Unendo tradizione e avanguardia. Sia chiaro, "odio essere malinconico, bisogna osare, sperimentare, ma non dobbiamo dimenticare, come dice lo ‘zio’ Tony Renis, che le sfumature fanno grandi le canzoni". Brani che duravano un anno intero o anche tutta la vita. Mirco è un genio che usa la tecnologia a orecchio.

Convinto che "le possibilità infinite sono un limite alla creatività. Insomma, quando ti affacci a uno schermo hai davanti il mondo, mentre se ti affacci a una finestra piccola, se hai un solo strumento, da lì devi tirar fuori tutto quello che puoi. Anche qualcosa che non è stato ancora inventato". Perché "gli strumenti innescano vibrazioni che un computer non potrà mai creare, anche quando hanno suoni un po’ difettosi". La ‘scuola’ è quella di Thelonious Monk, che con il suo piano jazz era capace di far diventare il difetto il momento clou, essenziale, di un pezzo. La musica è questo, "è libertà e follia, altrimenti avrei fatto un mestiere di precisione, come il chirurgo o il pilota di aerei. E invece ci vuole quello strumento che può suonare anche difettoso".