Motociclista morto sul confine tra tre province e rimasto sull’asfalto per cinque ore. Perché?

L’incredibile tragedia di Michele Garruto vittima di un incidente tra Monza, Varese e Como e della burocrazia. Il fratello: “Nessuno ha pagato, nessuno ha chiesto scusa”

Michele Garruto (nel riquadro) e la scena dell'incidente

Michele Garruto (nel riquadro) e la scena dell'incidente

Solaro, 29 marzo 2023 – Il corpo di un ragazzo di 30 anni morto, disteso sull’asfalto, sotto il sole cocente di luglio e la lunghissima attesa di qualcuno che finalmente si prendesse la responsabilità di tutte le formalità del caso cercando di porre fine allo strazio di famigliari e parenti, nel frattempo accorsi sul luogo dell’incidente.

Dietro, un caos di competenze, per una strada divisa fra Comuni, province e autorità diverse. Sono passati quasi 9 mesi da quel terribile 7 luglio 2022 quando Michele Garruto morì sul colpo nello scontro in moto contro un camion che aveva invertito la marcia in un punto vietato. I famigliari sono ancora in attesa di un segnale, di una svolta. "Mio fratello morto, per cinque ore sull’asfalto per un cavillo burocratico e nessuno ci ha mai nemmeno chiesto scusa".

Teodoro Garruto, fratello di Michele, torna sull’incredibile vicenda vissuta quel pomeriggio lungo la strada che collega Ceriano Laghetto a Rovello Porro. Si è affidato all’Associazione italiana famigliari e vittime della strada per chiedere giustizia per quello che ha subito, insieme a tutti i familiari e gli amici di Michele, parrucchiere di fama nazionale, già vincitore di concorsi prestigiosi, con negozi a Solaro e Rovellasca. "Mio fratello è morto senza violare nessuna norma del Codice della strada, impattando contro un veicolo da lavoro che ha invertito la marcia da una piazzola di sosta sulla strada provinciale con doppia striscia continua", ricorda Teodoro. Ma quel che seguì fu allucinante.

Il racconto

"Siamo rimasti circa un’ora a osservare il cadavere coperto. Solo dopo circa un’ora e mezza arrivò la prima pattuglia dei carabinieri, che però spiegarono come il caso non fosse di loro competenza. Dopo tre ore altri tre equipaggi… tutti da paesi diversi di province diverse. Solo dopo quattro ore e dopo molte telefonate fatte a non so chi, iniziarono finalmente i rilievi. Con un cadavere a terra da poco dopo mezzogiorno, che fu rimosso quasi alle 17". Tutto per colpa di una strada lunga poco meno di due chilometri che attraversa però le competenze di tre comuni (Ceriano Laghetto, Saronno, Rovello Porro), tre province (Monza Brianza, Varese, Como), e tre Procure della Repubblica (Monza, Busto Arsizio, Como).

Lo sfogo

"Ora sappiamo solo di un avviso di garanzia nei confronti del conducente del camion che i rilievi tecnici dei periti indicano come responsabile dell’accaduto. Non c’è ancora nemmeno un rinvio a giudizio, come non è stato nemmeno aperto nessun fascicolo per capire il perché di quei ritardi nei rilievi. Nessun rappresentante dello Stato, nessun uomo in divisa, in tutto questo tempo ha trovato quel briciolo di umanità per venire a chiederci scusa. Ma quello che mi fa stare ancora più male è il pensiero che quel che è accaduto quel giorno può ripetersi ancora domani, perché a quanto so nessuno ha fatto nulla per chiarire le competenze su quella maledetta strada".