Monza, un medico tra i senzatetto: “Travolto dalle separazioni, adesso curo i disperati come me”

Dal ruolo in ospedale all’asilo notturno: mogli, figli e crac economico. “Non mi occupavo dei più deboli, un rovescio di fortuna può capitare a tutti”

Gli aiuti ai senzatetto

Gli aiuti ai senzatetto

Monza – Viveva l’ospedale per professione: medico. Ora viene ricoverato all’asilo notturno di via Raiberti per necessità: indigente. È la storia del dottor Piero (nome di fantasia), ex camice bianco di ruolo in un grande polo lombardo, l’età della pensione rallentata da un pasticcio burocratico e fiscale. "Ho avuto tanti figli da donne diverse. E dunque: tanti problemi". Distacchi familiari, crisi, separazioni. "Sono riuscito a mettere a posto ciascuno dei miei figli, garantendo casa e sostentamento. Ma ora sono a terra: non ho più un tetto né soldi per me".

Abitava a Milano, il dottor Piero: si appoggiava alle mense della Caritas. Poi gli hanno suggerito questa piccola struttura nel cuore di Monza, l’asilo di via Raiberti, dove alloggia da circa un mese (in generale vengono proposti programmi da 90 a 180 giorni). Qui ha trovato nuovi amici. Gira per il dormitorio con la sua borsa da medico e offre i primi consigli orientativi a tutti i 24 residenti. Mal di schiena? C’è il dottor Piero. Dolore cervicale? Gli acciacchi delle persone che soffrono la vita da strada? Senti il dottor Piero. Per gli ospiti dell’asilo notturno è diventato un punto di riferimento. Alto, distinto, abbigliamento casual, ordinato: non si fatica a immaginare il dottor Piero con camice bianco e stetoscopio al collo.

L’uomo che salvava vite, il dottor Piero. Improvvisamente: una vita alla deriva, la sua. "La prima impressione, quando sono arrivato qui, è stata molto strana – racconta – Ho incontrato tante brave persone che, nei miei anni migliori, avrei quasi certamente scansato. Oggi che sono io quello in difficoltà. Ho capito che un rovescio di fortuna può capitare a chiunque. Mi sono sempre occupato degli altri, ma ma mai degli ultimi della società. Forse la vita mi ha portato a chiudere un cerchio. Adesso sistemerò le mie vicende burocratiche e poi, una volta tornato in piedi, tornerò da volontario. Il futuro? Dove il destino vorrà".

Crisi economica e fragilità personali hanno portato in via Raiberti anche Alessandro, messinese, 33 anni. "Ho perso la mamma da bambino, avevo appena dieci anni – racconta – Papà lavorava, era sempre fuori casa, io ero meno controllato. Sono finito in un giro di cattive compagnie che mi hanno spinto ad assumere droghe. Ho lasciato la scuola a 16 anni, ammaliato da facili guadagni in lavoretti occasionali come muratore, canalista di impianti di condizionamento. Poi, dal 2011, ho voluto cambiare vita e sono venuto in Lombardia, dove mi ha accolto il capomastro di un cantiere. Stavo benino, solo qualche canna ogni tanto". Ma non era un lieto fine.

Nel 2013 Alessandro partì per cercare fortuna, prima in Olanda e poi in Francia, tagliatore di pietre in una cava e licenziamento a causa della crisi delle commesse. Da lì: il ritorno a Messina, ancora droga, la frustrazione, la risalita a Milano, poi Monza, asilo notturno di via Raiberti. "Ora sto cercando un lavoro stagionale: Nord, Sud, montagna, Francia. Mi va bene ovunque".