CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Mamme a scuola di italiano "Così aiutiamo i nostri figli"

I corsi si svolgono al mattino alla primaria Zara grazie a un gruppo di volontari. Le allieve arrivano da Egitto e Marocco, ma anche da Albania e Ucraina

di Cristina Bertolini

Sono ricominciati da pochi giorni i corsi di italiano per le mamme straniere, all’Istituto Comprensivo Koiné di San Rocco, in collaborazione con le associazioni Diritti Insieme e Alisei, fortemente voluti dai genitori per le scuole primarie Zara, Omero, Sant’Alessandro e la media Pertini. La zona è caratterizzata da una consistente presenza di comunità straniere, che spesso supera il 50% degli allievi.

Le mamme desiderano fortemente poter seguire i bambini nei compiti, poter sostenere un colloquio in italiano con le maestre, ma anche saper gestire la lingua nei diversi contesti della vita quotidiana, che spaziano dalla scuola alla spesa al supermercato, all’approccio con le strutture sanitarie a cui richiedere visite ed esami, potendo capire quel linguaggio base legato alla loro salute e a quella dei figli. "La comprensione della nostra lingua riveste estrema importanza nelle relazioni scuola-genitori – ricorda Aldo Biffi, presidente di Diritti insieme – anche per il ruolo che la famiglia può e deve avere nel sostegno allo studio dei figli. Per non parlare dell’importanza di simili azioni al fine di una piena integrazione delle famiglie migranti e per una reciproca conoscenza". I corsi si tengono al mattino alla scuola primaria Zara. La classe è multicolore, con mamme provenienti da Egitto e Marocco, ma anche Albania e Ucraina. Alcune sono a Monza da più tempo, altre appena arrivate. Perciò sono stati organizzati corsi per tre livelli, base, intermedio e avanzato, con una quindicina di studentesse ciascuna. Il progetto è stato esportato anche alla scuola Buonarroti, per una quindicina di mamme originarie di Egitto, Marocco e Pakistan. Tutto gestito da un manipolo di quindici insegnanti volontari che si adeguano alle richieste della classe: dalla scrittura in caratteri latini con i rudimenti di grammatica italiana (ausiliari, principali tempi verbali) a piccole conversazioni sulle necessità quotidiane, e poi il dettato in cui si racconta la giornata tipo. In cambio, come racconta Biffi, sin da subito si sviluppa una grande energia fatta di sguardi e di sorrisi soddisfatti di chi finalmente si sente parte di una comunità, potendo interagire nella lingua del paese che le ospita. Gli insegnanti diventano amici e la scuola un luogo dove essere accolti, piccoli e grandi. E a mano a mano che passano i mesi, le emozioni prendono la forma delle parole. "Ringrazio per tutti – dice una mamma tunisina dal viso rubicondo – per aiutare, così capire italiano. Grazie alla signora". "Ma che signora, dammi del tu", scherza Alessandra, volontaria di Diritti insieme. "Mi chiamo Ashmer – dice una mamma dai tratti pakistani – io vado al corso di italiano. Bene le maestre e anche il libro... scrivi in altra lingua. Io non parlo italiano niente". Mezze frasi, ingenue, ma pensieri orientati al risultato: "Imparo tante cose per aiutare mio figlio – dice un’altra mamma – per parlare in questura, chiedere appuntamento in ospedale, scrivere e-mail, parlare bene con i nostri figli e non avere difficoltà nel colloquio con le maestre".