REDAZIONE MONZA BRIANZA

"Malati di Alzheimer, la pandemia ha fatto male ai nostri anziani"

Impietosa l’analisi della cooperativa La Meridiana e del centro Il Paese ritrovato: il lockdown ha interrotto tutti i progetti

Anziani affetti da morbo di Alzheimer tra i più provati dalla pandemia. I due lockdown con chiusure forzate per sei mesi ciascuno hanno fatto regredire gli anziani ospiti del “Paese ritrovato”, gestito dalla cooperativa “La Meridiana” sia dal punto di vista cognitivo, dell’umore che delle capacità motorie. Non appena si poteva riaprire e tornare alle attività di socializzazione e alle attività di stimolo che caratterizzano il progetto, i nonni rifiorivano, per implodere nuovamente alla chiusura successiva. Lo ha spiegato la geriatra della struttura, Mariella Zanetti, nella conferenza di presentazione della Giornata mondiale dell’Alzheimer, il prossimo 21 settembre.

"La pandemia ha determinato una brusca riorganizzazione del modello di cura con un orientamento in prevalenza verso le necessità sanitarie e di isolamento e distanziamento dei pazienti - ha detto la dottoressa - In questo modo si è venuta a ricreare un’improvvisa interruzione dei rapporti sociali, della libertà di movimento e della possibilità di stimolazioni cognitive formali e informali (laboratori, incontri, attività, ambienti come il bar, il parrucchiere, il supermercato, ricreati al Paese). Quindi il lockdown ha determinato, un rapido calo dei valori dei parametri relativi alle abilità e al benessere degli ospiti. Questa flessione può essere spiegata solo in parte dall’evoluzione naturale della malattia, un così rapido decremento rispetto alla valutazione precedente al periodo pre-Covid-19 può verosimilmente essere attribuibile a cambiamenti di fattori ambientali e relazionali, dovuti alle modifiche organizzative necessarie per effetto della pandemia e quindi alla sospensione di tutto ciò che potremmo definire modello Paese Ritrovato". Anche la perdita di autonomia ha subito in questo periodo una brusca accelerazione: gli anziani stando più fermi avevano perso mobilità e quindi cadevano e si facevano male più facilmente. La sedentarietà ha influito negativamente sulla performance motoria, rispetto a quanto registrato nei 18 mesi tra il 2018 e la fine del 2019. "La fotografia emersa da queste analisi - commenta Fulvio Sanvito, neo direttore de La Meridiana - conferma come il modello di cura non farmacologica e come il setting assistenziale de ’Il Paese Ritrovato’ sia funzionale all’incremento del benessere globale della persona con demenza in fase iniziale moderata e per la sua famiglia. Ciò è dimostrato dall’andamento dei primi mesi e dal brusco peggioramento che si è osservato a seguito della pandemia". La cooperativa La Meridiana gestisce 64 anziani con demenza a “Il Paese ritrovato”, altri 30 convergono negli ambulatori del “Progetto incontro a te” e altri 20 sono ricoverati alla Residenza San Pietro. I parenti che assistono i loro cari a domicilio vivono una situazione molto peculiare tra conflitto e senso di colpa.

Lo racconta Gianna Coletti nel suo libro “Mamma a carico - Mia figlia ha novant’anni”, trasformato in pièce teatrale, fra ironia e riflessione, che verrà portata in scena sotto i portici dell’Arengario martedì 21, alle 17.30, dalla stessa autrice e attrice.

Cristina Bertolini