
di Alessandro Crisafulli
Un impatto a metà del percorso. Mentre volava come un missile intorno ai 160 km orari. Lo schianto contro una cresta della montagna. Per un errore di valutazione, probabilmente, o forse una forte e improvvisa folata di vento. Così, secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, sarebbe morto Simone Rizzi, il base jumper 33enne di Seveso vittima di un incidente nella mattina di Ferragosto. I carabinieri del comando di Corvara, in Val Badia, hanno ridisegnato con precisione cosa è successo prima e durante il drammatico volo del giovane brianzolo dal Piz da Lec, a 2.900 metri di altezza. Simone, sposato e con una propria attività lavorativa all’estero, si era radunato qualche giorno prima nella Valle Agordina, in provincia di Belluno. Insieme ad altri appassionati del genere. Tutti con camper e mezzi simili, per condividere le esperienze. Era arrivato da solo. Poi con un amico di Vicenza aveva deciso di dirigersi verso la montagna sopra Corvara.
Il camper lasciato a valle. La risalita, con l’apposito impianto, fino ai 2.500 metri. Poi altri 400 metri di salita in autonomia, per raggiungere la vetta. Con la solita attrezzatura, la solita carica di adrenalina. L’accordo tra i due è chiaro: "Prima parti tu, Simone, poi scendo io". Tre, due, uno. Il giovane jumper si lancia, con il consueto coraggio, testimoniato dai tanti video caricati sulla sua pagina Facebook. Il suo volo con la tuta alare sarebbe durato circa 90 secondi. A metà, però, ecco l’imprevisto: una traiettoria non perfetta e, probabilmente per un solo metro di errore, lo schianto fatale. Quindi, la caduta in picchiata. Non avrebbe nemmeno avuto il tempo di rendersi conto di quanto successo, secondo il medico legale intervenuto sul posto. Una morte istantanea. Nessun problema al piccolo paracadute solitamente utilizzato per l’ultimo tratto, dunque, come si ipotizzava subito dopo l’incidente. Dopo qualche minuto dal suo lancio, ecco che parte l’amico. Si gode la sua discesa. Appena mette i piedi a terra, cerca con lo sguardo l’amico. Di solito, ci si aspetta. Non lo vede. Ipotizza possa essersi diretto verso il suo camper. Lo chiama al cellulare. Invano. Intuisce che qualcosa possa essere andato storto e dà l’allarme. Il resto è cronaca ormai nota: con l’arrivo dell’elicottero del soccorso alpino, l’individuazione e il recupero del corpo senza vita. A breve la salma dovrebbe essere messa a disposizione della famiglia per i funerali, senza la necessità di autopsia. Grande lo sgomento che una morte così terribile ha lasciato in tutta la comunità di Seveso, dove Simone era piuttosto conosciuto.