di Barbara Calderola
Restano una ventina di pazienti in corsia, ma adesso i malati che arrivano al pronto soccorso e devono essere ricoverati per Covid vengono trasferiti a Vimercate. L’Asst segue lo stesso piano che adottò in primavera, quando l’aggressione iniziale del virus cominciò ad attenuarsi.
Anche allora è stato Carate il primo a uscire dal tunnel. Un’organizzazione rodata che si ripropone dopo la conversione di due piani della struttura alla cura dei contagiati avviata a ottobre, quando il numero di positivi si è impennato vertiginosamente ed entrambi i presidi sono tornati in trincea. Alla dimissione dell’ultimo caso, scatterà il cammino verso la normalità che non è più però quella di un anno fa, ma ricalcherà esattamente il modello sperimentato in Fase 2. Percorsi separati, distanziamento, mascherine e soprattutto accesso su prenotazione e tanta telemedicina. Cioè, l’ospedale a casa e non più i pazienti in ospedale.
Un salto logico al quale tutti, giocoforza, si stanno abituando, aspettando il vaccino. A Vimercate è scattato il conto alla rovescia per l’arrivo delle fiale Pfizer, da stoccare nei freezer del Laboratorio capaci di arrivare a – 70 gradi. E’ uno delle 18 Aziende della Regione ad averli. Poi, scatterà la maxi campagna di immunizzazione, la più vasta mai realizzata nel Paese, a partire dagli operatori sanitari e dalle case di riposo. Una corsa contro il tempo nella speranza di dribblare la temuta terza ondata: se si verificasse, ritarderebbe l’avvio dell’operazione. Uno scenario da scongiurare a tutti i costi.
I numeri in corsia indicano che le restrizioni hanno funzionato. Ieri, i ricoverati erano in tutto 147, 126 dei quali in città (52 ancora gravi in assistenza respiratoria) e 21 a Carate. Presto, la curva epidemica dovrà fare i conti con i comportamenti legati alle feste di fine anno. Le autorità confidano nel senso di responsabilità generale.