
I bambini giocano a pallone davanti al municipio mentre i genitori chiacchierano sulle panchine. Ci sono aziende che hanno compiuto 100 anni e colossi come Schindler investono per rimanere.
"Una città a misura d’uomo". Così il sindaco Mauro Capitanio, 50 anni, ingegnere, leghista di ferro al secondo mandato, definisce Concorezzo.
Servizi e solidarietà?
"Esattamente. Con i suoi 16mila abitanti ha raggiunto e consolidato una dotazione importante di prestazioni, ma viverci, non spersonalizza. Penso per esempio al fatto che abbiamo ormai un posto al nido per ogni nato, ogni anno i fiocchi rosa e azzurri sono in media 110, e ciascun bebè ha la possibilità di iscriversi in una struttura. Una misura attenta alla conciliazione dei tempi casa-ufficio e al lavoro delle mamme. Fra offerta scolastica e sportiva chiudiamo il cerchio: le opportunità per i ragazzi sono davvero tante, fra i banchi e dopo. Dal pattinaggio al tennis, l’attività fisica si integra con quella formativa".
E la cultura?
"Grandi investimenti anche in questa direzione, Concorezzo non bada solo al denaro. Il San Luigi, il cineteatro parrocchiale sempre molto apprezzato oltre i nostri confini, ha ricevuto parecchi fondi. Ci sono mostre e una biblioteca che fa davvero tanto. E poi c’è la nostra peculiarità per eccellenza: un centro storico molto vivace, dove i bambini giocano a palla davanti al Municipio sotto gli occhi dei genitori che conversano sulle panchine. Le attività commerciali resistono, anche grazie a iniziative come il Mercato internazionale e la Notte Bianca. Forte anche il rapporto con le imprese: abbiamo organizzato una missione a Bruxelles. Ci sono aziende che hanno compiuto 100 anni, Schindler, il colosso degli ascensori, sta investendo milioni per rinnovare la sede e rimanere".
C’è una comunità.
"Sì. Tutti partecipano. Questa è una città che non lascia mai indietro nessuno. E non a parole. Persino con iniziative come i gruppi di cammino abbiamo lanciato un’importante azione sociale e il successo è stato straordinario: più di 300 partecipanti, ma quel che conta di più è che siamo riusciti a rimettere in relazione over 60 che hanno riscoperto la voglia di stare insieme. Un risultato che non ha prezzo".
Come è cambiata nel tempo Concorezzo?
"Molto. Come tutti gli altri centri, qui intorno. Non è più la città dei concorezzesi, la metà delle famiglie viene da fuori e si è inserita nel tessuto associativo e in ogni aspetto della vita pubblica. C’è stato anche un grande mutamento in campo economico e nonostante vantiamo ancora un importante polo del tessile, nastrifici che si impingono sul mercato nazionale, siamo passati dall’industria ai servizi. Una metamorfosi che, però, non ha soffocato la corrente di artigianato e piccola impresa che continua a esserci. Il numero delle partite Iva supera di gran lunga il migliaio".
Il rapporto con gli stranieri?
"C’è tanta integrazione, la tocco con mano ogni volta che rilascio la cittadinanza. Tantissimi sono qui da più di 20 anni e c’è una seconda generazione forte sia nel no-profit che negli affari. Lo sforzo è massimo, ma in questo campo c’è sempre da rimboccarsi le maniche".
Bar.Cal.