Sono poco più di dieci anni che la Regione Lombardia si è dotata di un regolamento molto severo per contrastare il gioco d’azzardo patologico.
Norme come il divieto di avere slot machine o altre apparecchiature di gioco a meno di 500 metri dai cosiddetti luoghi sensibili (dalle strutture sanitarie alle chiese ai centri anziani fino agli oratori, alle scuole o ai centri di aggregazione giovanile). I Comuni a volte hanno tentato di ampliare le aree sensibili, ma non è semplice, i ricorsi sono sempre in agguato da parte dei gestori del gioco.
A Monza dal 2018, grazie al lavoro di una preside in pensione, Anna Martinetti e della sua lista civica, passò alla storia per avere convinto la Giunta a varare un Regolamento particolarmente duro ed efficace, che obbligava ad esempio a tenere le slot spente per almeno 15 ore al giorno. Le giocate calarono di 3 milioni di euro in un anno, molti locali si ritrovarono nei guai, vennero fatti 37 verbali per punire ad esempio il posizionamento e il numero di slot (spesso superiore a quanto dichiarato o concesso in base al numero di metri quadrati a disposizione).
Oggi non è più così, si è tornati a giocare h24: molti gestori hanno fatto ricorso, il Comune ha provato a resistere e hanno perso davanti al Tar. Alla fine, però, l’hanno avuta vinta al Consiglio di Stato e molti limiti di quel regolamento sono venuti a cadere.
"Ora il Comune sta lavorando a una nuova ordinanza molto più corposa che possa mettere un freno al gioco" fanno sapere dalla polizia locale.
Staremo a vedere.
Da.Cr.