
Lo sciopero delle mozzarelle Braccia incrociate per otto ore allo stabilimento della Granarolo
di Barbara Calderola
"Salario e diritti", scioperano i magazzinieri esternalizzati della Granarolo di Usmate.
"Stiamo lottando perché ci venga riconosciuto il contratto giusto", spiega Luis Seclèn dell’Usi-Lsa, che assiste i lavoratori, ieri erano 35 ai cancelli di via San Giovanni Bosco.
Otto ore con le braccia incrociate "per chiedere alla cooperativa Marin che gestisce il movimento merci e lo stoccaggio del colosso lattiero-caseario di applicare le norme sull’alimentare o la logistica e non quelle sulle pulizie, come succede oggi", aggiunge il segretario regionale. Diversi i problemi denunciati: "Dal taglio di 32 ore in busta per il calo di lavoro che ha portato la direzione a eliminare, unilateralmente, quattro mercoledì a mese, al problema degli scatti: non vengono applicati neppure quelli del contratto sbagliato. Dovrebbe essere uno ogni cinque anni, ma la coop cambia nome prima che possano essere operativi e a fine mese mancano in media 120 euro a testa, ogni avanzamento di anzianità ne vale 60". E poi c’è il problema dei livelli, "non c’è distinzione di mansione, carrellisti e facchini sono equiparati, ma i primi hanno un patentino e dovrebbero stare al terzo. E poi – ancora il sindacalista – c’è da discutere di relazioni e del clima sempre più pesante in reparto".
Punti di una piattaforma che è già stata al centro di tre incontri fra le parti "ma si sono chiusi con un nulla di fatto" e ora i manifestanti si preparano "allo sciopero a oltranza".
Quello di Usmate è il secondo caseificio italiano in termini di volumi. L’impianto, che ha una superficie di 107mila metri quadrati, ogni anno trasforma 1.100 tonnellate di latte in mozzarella, ricotta, mascarpone, snack al formaggio e scamorze, venduti in Italia e all’estero.