L’esempio di Assad. Ramazze e speranza: "Monza ci ospita. È il nostro grazie"

Tunisino di 29 anni, è appena arrivato al Centro di via Monte Oliveto. Con altri 30 profughi ha raccolto plastica e cartacce nelle aree verdi.

L’esempio di Assad. Ramazze e speranza: "Monza ci ospita. È il nostro grazie"

L’esempio di Assad. Ramazze e speranza: "Monza ci ospita. È il nostro grazie"

Hanno lavorato per tutta la mattinata, fino al primo pomeriggio, per tenere pulita e in ordine la principale area verde vicina al loro Centro di accoglienza, tra sorrisi, entusiasmo e voglia di fare. Anche i richiedenti asilo del Centro di via Monte Oliveto hanno dato il loro importante contributo in questa edizione delle Pulizie di primavera, riconsegnando un parco di via Calatafimi e l’area verde all’incrocio con via Marsala ripuliti dai rifiuti (soprattutto plastica e carta, ma anche ramoscelli d’alberi e mozziconi) e più accoglienti per tutti. In tutto sono stati una trentina i migranti attivi nel “cantiere“ – su circa 60 ospitati attualmente nello stabile di via Monte Oliveto –, altri erano assenti soprattutto per impegni lavorativi, e qualcuno per problematiche fisiche. Quasi tutti giovani - tra i 19 e i 40 anni - si sono detti felici dell’opportunità di dare un proprio contributo per la città che li ospita. Non un segno di fatica mentre con ramazze, rastrelli, sacchi dei rifiuti provvedevano alle pulizie, ma solo la gioia di sentirsi integrati nella società. Alle loro spalle hanno storie difficili. Nella testa, tante preoccupazioni. Per loro Monza e l’Italia sono, in questo momento della loro vita, occasione di rinascita, di speranza.

"Sono in Italia da 6 mesi, prima ero a Limbiate e da qualche mese qui a Monza – racconta Assad, 29enne di origine tunisina –. Sono qui perché ho bisogno di lavorare, di avere un reddito per aiutare la famiglia. Non potevo più andare avanti senza un lavoro, soffrire la miseria. Per questo ho deciso di imbarcarmi per l’Italia. Il viaggio in mare è stato duro. Si rischia la vita, ma quando sono approdato a Lampedusa sono stato felice. Ho pensato di poter migliorare la mia vita". "In Italia mi trovo molto bene – prosegue sorridente –, qui c’è rispetto per le persone, tutti ci salutano, ci aiutano. Mi piacerebbe lavorare come autista di camion, solo che sto aspettando di avere tutti i documenti in regola. Voglio lavorare in regola, non in nero". Simile alla sua la storia di John, nigeriano di 29 anni, da un paio di mesi in via Monte Oliveto dopo essere stato ospite, come Assad, nel Cas di Limbiate. "Sono in Italia da 8 mesi e attualmente sto seguendo il percorso di formazione per diventare muratore – racconta –. Anche io come Assad mi trovo molto bene qui, sia nel Centro sia sul territorio. In Nigeria mi sono formato come sarto, ma sono pronto ad adeguarmi a qualsiasi lavoro, che sia l’edilizia appunto o pure io come autista". "Anche io sono arrivato dal mare – prosegue con lo sguardo per un attimo oscurato dal ricordo dell’odissea vissuta nel suo Paese –. È stato brutto, ma ora mi do da fare per avere presto un lavoro e una stabilità di vita".

Anche Fakhri, 25enne tunisino, è venuto dal mare, e ora vuole un futuro migliore: "Sto facendo anche io il percorso di formazione per diventare muratore. A me andrebbe benissimo lavorare nell’edilizia. Anche io come i miei due compagni del Centro, mi sto trovando molto bene in Brianza. Prima ero a Limbiate, ora da due mesi a Monza". Poi una battuta che fa sorridere tutti: "In Tunisia giocavo a calcio e me la cavo piuttosto bene, chissà che il Monza Calcio non possa prendermi in squadra!". A fare loro una sorpresa in tarda mattinata è arrivato il sindaco di Monza, Paolo Pilotto. Il primo cittadino ha consegnato loro degli attestati di partecipazione nominativi, in segno del riconoscimento dell’Amministrazione per la loro disponibilità e nel nome di un’accoglienza che ha avuto, in un’occasione come questa, uno dei canali migliori per essere efficace e virtuosa.