
di Sonia Ronconi
"Faccio fatica a immaginare, da studentessa e da donna, che aldilà del mare ci possa essere un luogo dove suonare uno strumento, scrivere una poesia, andare a scuola o in palestra sia vietato ad una una ragazza, anzi di più sia un atto che può costare la vita". E allora Beat-B, Beatrice Brucoli all’anagrafe di Meda, che di musica, di studio e di libertà vive, ha deciso di dedicare la sua ultima canzone proprio alle ragazze che vivono senza diritti. “Le ragazze di Kabul“ vuole "dare voce alle donne che lottano nel mondo per i loro diritti", è un pensiero rivolte "alle donne afghane che nell’agosto del 2021, con il ritorno al potere dei Talebani, hanno perduto ogni libertà".
In quell’estate "il mio cuore si è fermato – racconta la cantautrice 25enne –. Le immagini di madri afghane che affidano i loro bambini nelle braccia dei soldati americani, quell’uomo che si aggancia all’aereo pur di fuggire ai Talebani e la foto della bimba che dorme avvolta nella giacca di un marine mi hanno profondamente colpita. Sarà stato lo stridore di vedere queste scene mentre ero in vacanza, in un villaggio circondato da un incredibile mare blu, come il velo delle donne afghane prima che i talebani imponessero il nero". Ma le ragazze di Kabul sono solo il simbolo di una lotta di libertà. E del diritto di vivere anche con una ciocca di capelli fuori posto. Beatrice e il suo produttore e arrangiatore Antonio Summa hanno deciso di fare uscire il brano prima del 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. A conferma dell’impegno sociale che Beatrice mette nella sua musica. Diplomata al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano in “canto popular music“ dopo la maturità linguistica e il corso di insegnamento della musica dinamica alla Scala.
"Attraverso le mie canzoni cerco di svelare un mondo sommerso e giovanile di cui si parla poco o addirittura non se ne parla affatto": in “Volo via di qua“ ha affrontato il tema del bullismo, “Curvy Valentina“ è contro il body shaming, mentre “Hikikomori il buio dentro“ racconta dell’autosegregazione sociale degli adolescenti. Un impegno per il quale nel 2020 il Comune di Meda ha deciso di conferirle il Premio Donna.