
I numeri non mentono. Fotografano la realtà. Ma non la interpretano, non la spiegano, non la leggono. Perché se è pur vero che le donne soffrono di un innegabile "ritardo di genere" alla guida dei ristoranti e delle loro cucine, è altrettanto vero che stanno rivelandosi protagoniste di un Rinascimento del mondo del food. Lo dicono i segnali che arrivano dalle scuole alberghiere ma anche dalle pasticcerie, dalle gastronomie e bistrot aperti nella Brianza Monzese negli ultimi anni. Lo spiega Ketty Magni (nella foto), scrittrice desiana, autrice di saggi e romanzi come “Artusi il bello e il buono“ (Ed. Cairo) e analista attenta dell’evoluzione del gusto: "Nelle case, le donne hanno saputo tramandare i piatti della tradizione conviviale e nobilitare la tavola domenicale con ricette ereditate da mamme e nonne. Ma adesso, molte brianzole si propongono anche come chef a domicilio, insegnano l’arte culinaria nelle scuole e sono sempre più numerose negli staff e nelle brigate dei ristoranti".
Come dire: se hanno sempre presidiato la “cucina privata“, quella domestica, oggi stanno prendendosi ruoli rilevanti nella “cucina pubblica“ appannaggio degli uomini. E che ci sia fermento lo conferma anche Paola Silva, chef, docente di Enogastronomia e Cucina al “Ballerini“ di Seregno, esponente di spicco dell’Associazione Cuochi Brianza che vede già una quarantina di donne tra i 130 iscritti: "Sono più abili dei maschi nel rendere leggere e salutari le ricette della tradizione non allineate con le nuove esigenze dei consumatori. E più attente a inventare nuove soluzioni: penso allo street food, ai food truck, al delivery personalizzato". Certo, poche rondini non fanno primavera. Ma se cucinare per il prossimo è una straordinaria occasione per battere la disuguaglianza di genere, la ristorazione in Brianza sta vivendo la sua piccola, grande Rivoluzione.