FABIO LUONGO
Cronaca

L’arte contemporanea a Monza. Beuys e la “scultura sociale“

Alla galleria Maurizio Caldirola apre giovedì la personale del poliedrico genio tedesco

L’arte come pratica sociale e politica, educativa e trasformativa. L’arte come strumento per indagare il ruolo dell’uomo in relazione alla natura. È quello che racconteranno le opere di uno dei più grandi nomi dell’arte concettuale e performativa del ‘900, che fu tra i principali esponenti del movimento Fluxus.

Lo faranno negli spazi della galleria Maurizio Caldirola Arte Contemporanea di via Volta a Monza: qui aprirà i battenti dopodomani la mostra dal titolo “Joseph Beuys“, una personale del poliedrico artista tedesco scomparso nel 1986 che, spiegano gli organizzatori, "credeva nel potere salvifico dell’arte e nel concetto di “scultura sociale“, secondo cui ogni individuo ha il potere creativo di trasformare la società". L’esposizione, che verrà inaugurata giovedì alle 19 e resterà poi visitabile fino al 15 luglio, proporrà un percorso attraverso installazioni, opere di performance e materiali emblematici del lavoro di Beuys. "Artista, teorico, sciamano contemporaneo e attivista, Beuys ha segnato la storia dell’arte contemporanea con un linguaggio che fonde materiali inusuali come il feltro, il grasso e il rame con un immaginario mitico e archetipico", raccontano dalla galleria monzese. Si potranno così scoprire alcuni lavori eseguiti a cavallo tra fine anni ‘70 e inizio anni ‘80, che riprendono i concetti cardine della ricerca dell’artista e uno dei suoi simboli ricorrenti e più enigmatici: la lepre. Si tratta di un animale che per Beuys incarna il legame con la terra, il ciclo di morte e rinascita, la possibilità di creare un ponte tra visibile e invisibile, razionalità e conoscenza intuitiva, per recuperare un sapere originario scavando più a fondo nelle cose e ricollegandosi con una dimensione ecologica e spirituale, impiegando il potere terapeutico dell’arte.

"Reduce dalla guerra e segnato da un’esperienza traumatica durante il servizio nella Luftwaffe, Beuys ricostruisce il proprio linguaggio artistico a partire da un’idea di guarigione – rievocano dalla galleria –. Per lui ogni gesto artistico è un atto politico e ogni essere umano, potenzialmente, è un artista". Un’idea che diventa manifesto di "un’arte aperta, partecipata, che supera i confini del museo per radicarsi nel tessuto della società". Beuys, ricordano i curatori della mostra, "propone una visione in cui arte e vita coincidono, dove ogni essere umano è chiamato ad agire creativamente per trasformare il mondo attraverso quella che lui definisce come una vera e propria dimensione performativa, la scultura sociale".