MONICA GUZZI
Cronaca

L’agenda dello sviluppo. La proposta di Assolombarda: "Un piano comune per il futuro"

Presentato ieri nella sede di Monza il risultato di due anni di studi con il Consorzio AAster. Un Pil fiacco e un export a livelli record sono la fotografia a luci e ombre da cui ripartire.

Il dibattito moderato da Antonio Calabrò, presidente della Fondazione Assolombarda

Il dibattito moderato da Antonio Calabrò, presidente della Fondazione Assolombarda

Un Pil magro (solo +0,2% sul 2023), sul quale pesa la frenata dell’industria. Ma un export da record: il fatturato estero nel 2024 è volato a quota 14,6 miliardi di euro, con un balzo del 5,8% sull’anno precedente. Un dato eclatante se confrontato alla media lombarda (0,6% in più del 2023) e a quella nazionale (+0,4%).

È questo uno dei dati ai quali il made in Brianza guarda per disegnare il suo futuro: un progetto partito due anni fa da Assolombarda in collaborazione con il Consorzio AAster per arrivare al traguardo del 2050. Un nastro che dovrà essere attraversato dall’intero territorio, il cui sviluppo complessivo è considerato fondamentale per il futuro dell’impresa. L’agenda strategica per "realizzare traiettorie di sviluppo e superare le criticità" è stata presentata ieri nella sede monzese di Assolombarda. Un lavoro di analisi ed elaborazione profonda che ha coinvolto imprese, istituzioni, terzo settore. Ne è emersa una visione strategica che ha indicato su quali direttrici innestare lo sviluppo del territorio, guardando a quali asset siano capaci di renderlo più attrattivo per gli investimenti, senza trascurare le criticità e i nodi da sciogliere. Obiettivo, "creare una coalizione strategica che si assuma la responsabilità di costruire per la Brianza un nuovo modello di sviluppo, basato sull’equilibrio tra la centralità dell’impresa e la necessità di investire in ciò che sta fuori dalla fabbrica. "Monza e Brianza è un motore economico fondamentale per la Lombardia e per l’intero Paese – ha detto ieri Alessandro Spada, presidente di Assolombarda –. La forza strutturale delle sue imprese, in larga parte manifatturiere, rende quest’area una vera eccellenza in grado di realizzare 14,6 miliardi di euro di export nel 2024, un valore mai registrato prima. Con “Monza e Brianza 2050“ abbiamo definito un’agenda concreta. Ora, per continuare a crescere e competere a livello globale, diventa prioritario lavorare insieme a tutti gli attori del territorio per giocare di sistema alcune partite chiave. Dobbiamo, in particolare, rafforzare le infrastrutture e migliorare i collegamenti con Milano, la Lombardia e l’Europa, evitando ulteriori ritardi e concludendo, finalmente, opere strategiche come M5 e Pedemontana". Il quadro è a luci e ombre. L’export vola, il Pil rallenta, anche se secondo il Centro Studi di Assolombarda il Pil monzese, rispetto al 2024, potrebbe crescere quest’anno dell’1,0%, di poco sotto al dato lombardo del +1,1% ma superiore al +0,7% dell’Italia.

Tra i nodi da sciogliere, quello del reperimento del personale. Nel 2024, infatti, il 51,8% dei candidati ricercati a Monza e Brianza è risultato "di difficile reperimento", una percentuale superiore sia alla media lombarda (48,7%), sia a quella italiana (47,8%) e in crescita rispetto al 50,1% rilevato nel 2023. Le maggiori criticità riguardano i colletti blu, il 66,8% dei candidati sono introvabili, e i tecnici (62,3%), ma anche i manager e gli specialisti (52,5%). In un contesto di disoccupazione su livelli contenuti, anche se in crescita sul ’23 (dal 2,9% al 3,3%) si sono inasprite le questioni legate all’offerta di lavoro.

Le infrastrutture restano il tallone d’Achille. La Brianza, nei prossimi dieci anni, sarà interessata da numerosi cantieri attesi dal mondo dell’impresa: la Pedemontana Lombarda, le line metropolitane 1 e 5 verso Monza e la linea 2 verso Vimercate, le metrotranvie verso Seregno e Limbiate, i potenziamenti lungo le reti stradali e ferroviarie esistenti. Uno dei nodi è quello del finanziamento per la progettazione e la realizzazione delle opere, come dimostra la questione degli extracosti del prolungamento della M5 verso Monza.

La lentezza negli avanzamenti dei cantieri è un’altra fonte di criticità, dovuta principalmente alle difficoltà societarie delle imprese appaltatrici dei lavori e alle varianti in corso d’opera. Il caso più eclatante riguarda il prolungamento della linea metropolitana M1 da Sesto FS a Monza Bettola. E poi, Pedemontana lo dimostra, c’è il tema del consenso. "L’inserimento di nuove infrastrutture in un territorio molto denso e urbanizzato come quello della Brianza può essere una scelta divisiva, perché può comportare nuovo consumo di suolo – si legge nella relazione di Assolombarda – ma anche la mancata realizzazione di alcune opere comporta pesanti impatti ambientali in termini di congestione, traffico, emissioni".

Come uscirne? Puntando sulla programmazione del territorio e affidando a una regia sovracomunale le scelte sulla localizzazione di funzioni strategiche e poli produttivi per l’insediamento di nuove aziende, la gestione integrata di servizi e funzioni, e la rigenerazione delle aree dismesse.