Novanta studenti di Monza in arrivo da licei e dal professionale a lezione contro la violenza di genere. Asst Brianza riporta i ragazzi fra i banchi, al centro del programma "il rispetto come sentimento", grande assente nelle relazioni tossiche.
E da qui si impara a evitarle interpretando i segnali che annunciano i guai.
Il progetto messo a punto da Luisa Meroni, responsabile della Psicologia di Comunità aziendale, e da Tiziana Fraterrigo, alla guida del Pronto soccorso, punta sul coinvolgimenti diretto degli adolescenti, che dopo i tre incontri in programma proseguiranno con un piano di "peer education", "educazione fra pari", un metodo didattico che aumenta l’autostima, "un modo per capitalizzare anche negli anni futuri i contenuti, le emozioni, le proposte che verranno dagli stessi ragazzi", spiegano le organizzatrici.
Il gruppo diventa un laboratorio in cui sviluppare consapevolezze, testare nuove attività, progettare e condividere per potenzia capacità sociali, di relazione e di comunicazione. Vero antidoto ai maltrattamenti e alle vessazioni. Il concetto è semplice ed efficace: giovani che insegnano ad altri giovani, i corsisti saranno tutor dei coetanei moltiplicando l’effetto (positivo) di quanto hanno imparato su se stessi e sul fenomeno.
La violenza sulle donne è in aumento anche sul territorio e proprio il servizio di emergenza che ha uno sportello dedicato alle vittime è un osservatorio importante.
I casi nel 2023 sono raddoppiati arrivando a un’ottantina l’anno dal 2016 con un calo durante la pandemia e una ripresa dopo il virus, con più di 500 episodi complessivi dall’avvio. Numeri che fanno riflettere. Il colloquio con la psicologa che accoglie mogli, fidanzate e madri maltrattate può diventare il primo momento di denuncia e il supporto gioca un ruolo chiave.
L’identikit delle frequentatrici è difficile da tracciare, non c’è un tipo, o una classe sociale, il problema è trasversale e riguarda ventenni, alle prime esperienze di sopraffazione, e ottantenni con una lunga storia di soprusi alle spalle.
Lividi, fratture sospette, paura e vergogna, i segni fisici e psicologici dell’inferno domestico che adesso si prova a mandare al tappeto cominciando dalla scuola.
E che in ospedale ha un primo, importante, scudo.