DA. CR.
Cronaca

Monza in serie B, la voce della Sud: "La guerra dei Roses sulla nostra pelle"

Parla Fausto Marchetti, leader della “Davide Pieri“

Fausto Marchetti, leader della Curva Davide Pieri e imprenditore nonché sponsor dell’Ac Monza

Fausto Marchetti, leader della Curva Davide Pieri e imprenditore nonché sponsor dell’Ac Monza

Monza – Una retrocessione già scritta, un sogno che muore, una contestazione che da qualche tempo scuote la Curva Sud, sinora abbastanza indulgente. Striscioni al vetriolo: “Non è la sconfitta a farci schifo, è la vostra resa senza combattere”. Oppure “I vostri stipendi corrono più di voi”. Ne parla Fausto Marchetti, leader della Curva “Davide Pieri“.

Doveva andare a finire così?

"Che fossimo alla fine di un ciclo e che soprattutto dopo la morte di Silvio Berlusconi fossimo indirizzati a un ridimensionamento era chiaro, ma di rischiare di essere la squadra peggiore nella storia della Serie A, non è accettabile".

Dalle stelle alle stalle: record di punti negativo, salto nel vuoto.

"Non riusciamo a comprendere il silenzio di Adriano Galliani, amministratore delegato e vicepresidente di questa squadra. Irrispettoso verso la città, che pure lo aveva anche premiato con il Giovannino d’Oro, verso i tifosi, verso gli stessi sponsor: Galliani è sparito, non si può essere in prima fila solo quando si vince".

C’è chi taccia la tifoseria monzese di ingratitudine.

"Per nulla, siamo sempre stati in prima fila a ringraziare, sappiamo che senza Galliani e Berlusconi non saremmo mai andati in A. Retrocedere per i veri tifosi del Monza di vecchia data non è un dramma. Ci è capitato un mucchio di volte nella nostra storia, abbiamo conosciuto tutte le categorie, il problema è stato il modo".

In uno striscione avete tirato fuori i Promessi sposi: “Onnipresente con i soldi di Berlusconi, Don Abbondio senza i milioni”.

"Siamo sempre stati al fianco di questa squadra e di questa società anche quando venivano cacciati allenatori amati come Zaffaroni per fare posto a Brocchi, anche quando si perdeva la finale di Coppa Italia in Serie C con la Viterbese, non accettiamo lezioni di riconoscenza, ma di rispetto e dignità possiamo essere noi a darle. Bastava dire a cosa si stava andando incontro e che c’era la volontà di ridimensionare e magari riprovarci".

Se la proprietà ha chiuso i rubinetti, non è colpa di Galliani.

"Ci si poteva attrezzare per tempo, è da quando è morto Berlusconi che si era capito che gli investimenti non sarebbero più stati gli stessi. E invece sono state fatte scelte sbagliate e incomprensibili, anche io da tifoso avrei ridimensionato questa squadra per la quale erano stati spesi 340 milioni di euro per portarla fino a qui, ma si doveva fare con un altro approccio. E invece si è fatta una squadra costosissima, con stipendi da oltre un milione di euro a giocatori che non sono valsi nemmeno una minima parte di quanti sono stati pagati. Con procuratori che hanno piazzato i loro giocatori a spese folli".

Con i figli di Berlusconi le cose si sono messe male. Mai nessuno allo stadio, solo la dichiarazione che ci si voleva vendere.

"Fra società e proprietà sembra un po’ di assistere alla Guerra dei Roses, il vecchio film… evidentemente è stato chiesto conto dei tanti soldi spesi e si è staccata la spina".

Futuro grigio?

"Il timore c’è. Retrocedere nello sport è normale, ma avremmo potuto costruire una squadra che galleggiasse fra A e B".

Oltre che ultras, Marchetti è anche imprenditore che sponsorizza questa società.

"Chi sostiene il Monza, anche economicamente, merita rispetto, comprendo la proprietà: forse ha chiesto conto di come siano stati spesi tanti soldi, sia per i giocatori che per le strutture, dal maxi-schermo ai campi riscaldati".

E adesso?

"Noi in prestito non siamo mai stati, siamo sempre rimasti qui e ci saremo anche al termine di questa Odissea".