REDAZIONE MONZA BRIANZA

La storia in verticale. Dalle imprese eroiche al “salvataggio“ di rifugi e bivacchi

Nel Dopoguerra è iniziata la conquista delle vette in tutto il mondo poi l’attività si è concentrata sulla gestione degli avamposti in quota.

La storia in verticale. Dalle imprese eroiche al “salvataggio“ di rifugi e bivacchi

Quella del Cai di Monza è una storia di 125 anni che unisce la passione pura della montagna, fatta di escursioni e semplice contatto con la natura, all’agonismo sportivo di altissimo livello, che ne ha fatto fucina di alpinisti di assoluto valore. "Dopo la Seconda guerra mondiale è iniziata per il Cai di Monza l’attività alpinistica vera e propria, che per circa 30 anni l’ha visto protagonista nell’organizzare spedizioni internazionali che hanno fatto la storia della disciplina – racconta Diego Colombo, consigliere del Cai Monza e curatore dell’archivio storico –. L’attività alpinistica era sostenuta dagli alpinisti della Pell e Oss (tra cui il grande Walter Bonatti), la cui guida era Giancarlo Frigieri. Di queste la spedizione più importante è stata nel 1963, in occasione del centenario del Cai nazionale. Fu fatta in Patagonia, nell’impervia Cordigliera del Paine, dal gruppo Pell e Oss". "Fino agli anni ’70 il Cai Monza andò avanti a organizzare spedizioni – prosegue l’alpinista – poi non si è più dedicato a questo, ma più che altro alla ristrutturazione dei rifugi, lavori che impegnano molto i volontari in termini di tempo e nella ricerca di finanziamenti e a cui il nostro Cai ha sempre tenuto moltissimo". Attualmente sono tre i rifugi in gestione al Cai Monza. "Due di questi sono risalenti già ai primi anni della sezione monzese e si trovano nel nostro territorio di prossimità – chiarisce il consigliere –. Uno è il Monza Bogani, sulla Grigne, l’altro la Capanna alpinisti monzesi al Resegone". Il rifugio Monza Bogani è in un bosco di larici sul versante nord della Grigna settentrionale, a 1816 metri di altezza. Fu costruito tra il 1905 e il 1906 dalla sezione di Monza del Cai col nome di Capanna Monza, e distrutto durante la guerra nel 1944, per essere ricostruito tra il 1948 e il 1952 e prendere il nome attuale. Recentemente ristrutturato, con i suoi 40 posti letto, è ora uno dei più accoglienti rifugi del gruppo delle Grigne. La Capanna alpinisti monzesi è invece posta sulle pendici meridionali del monte Resegone (a 1173 metri), sul lato occidentale del canalone di val Negra, sotto il passo del Fo. Già di proprietà della Società alpinisti monzesi, che lo costruì e lo inaugurò nel 1911, fu incendiato per rappresaglia nell’autunno del 1944 e ricostruito dopo la guerra. Completamente rinnovato nel 2007 dal Cai Monza, dal 2015 è di proprietà privata con contratto di cessione di diritto di superficie quindicennale, e conta anch’essa 40 posti letto. A rappresentare però oggi il rifugio di maggior prestigio e richiamo del club alpinistico monzese è sicuramente il Brentei, affacciato sui 2.182 metri di quota sulla Valbrenta in Trentino.

Ristrutturato da soli 2 anni – con 2,5 milioni di investimenti –, ha richiesto 5 anni di progettazione e 2 di cantiere ad alta quota, per cui sono serviti 1.800 voli d’elicottero per trasportare materiali e operai. Oggi rappresenta un punto di riferimento per l’escursionismo nelle Dolomiti del Brenta. Raggiungibile in 2 ore e mezza di cammino da Madonna di Campiglio, conta ben 95 posti letto, bar e ristorante. "Oltre ai rifugi, abbiamo tre bivacchi, punti di appoggio per ascensioni montane difficili, in posti poco accessibili – conclude Colombo –. Uno è in Val D’Aosta, alla testata della Valnontey, dedicato a Stefano Borghi, giovane socio del Cai Monza caduto in montagna. Un altro è in Valmalenco, in alta montagna, dedicato al compianto alpinista monzese Andrea Oggioni, un altro ancora, il Manzi-Pirotta, nell’alta Val Masino, sempre sulle alpi valtellinesi".

A.S.