BARBARA APICELLA
Cronaca

La storia del cappello in un archivio digitale

Fabrizio Vimercati è l’ultimo produttore artigianale rimasto a Monza. Sta raccogliendo i ricordi, documenti di ex lavoratori e vecchi clienti

di Barbara Apicella

"Quando ero una bambina andavo con la mia mamma dalla modista di via Cavallotti: nel laboratorio c’erano tante donne impegnate a fare i cappelli, circondate da teste di legno di dimensioni diverse. Si sceglieva il colore, il tessuto, il più delle volte il feltro, e dopo qualche giorno si tornava per la prova; se c’erano piccole modifiche da apportare venivano eseguite subito".

È questa la Monza dei cappellifici raccontata da Laura, una bambina degli anni Sessanta; una Monza dove nei tempi d’oro, oltre la metà della popolazione era impegnata nell’industria del cappello, direttamente nei laboratori o nella filiera. E questa Monza che ha fatto del cappello il suo simbolo e il suo vanto adesso viene recuperata e raccontata in un archivio digitale da un cappellaio (monzese naturalmente) dei giorni nostri che continua a portare avanti la tradizione dell’azienda di famiglia.

A lanciare l’iniziativa è Fabrizio Vimercati, terza generazione del Cappellificio VimercatiHats1953, inaugurato dal nonno Gabriele e dallo zio Giulio, ereditato da papà Marco e dallo zio Giuseppe, e adesso portato avanti da Fabrizio, dalla sorella Elisa e dal cugino Roberto.

"È da tempo che cullo l’idea di realizzare un archivio dedicato ai cappellifici monzesi - spiega -. Un lavoro prezioso per la collettività, un patrimonio importante per Monza, prima che non ci siano più testimoni di quel periodo. Voglio raccogliere i ricordi e i racconti degli ultimi lavoratori dell’industria del cappello, ma anche i ricordi dei monzesi che passavano vicino ai cappellifici o che, come Laura, andavano a farsi fare il cappello su misura".

Una storia che adesso viene raccolta nel gruppo Facebook "Monza e il cappello" che lanciata in rete pochi giorni fa sta già raccogliendo i primi ricordi. Oltre al racconto di Laura, ci sono i racconti di artigiani del cappello in pensione, di donne che andavano a noleggiare il cappello, di monzesi che ogni giorno passavano vicino ai cappellifici.

Una produzione, quella dei cappelli, che aveva reso Monza nota in tutto il mondo e aveva fatto nascere qui la prima associazione di industriali d’Italia.

"L’industria del cappello aveva un grande indotto. Poi, dalla fine dell’Ottocento, un lento declino. Accanto a chi realizzava il cappello c’era anche l’azienda che costruiva i macchinari per farlo: noi nel nostro laboratorio abbiamo un esemplare dell’epoca che ancora utilizziamo. Poi la filiera dei tessuti, dei feltri, dei cordoni, dei nastri, delle pelli. C’erano gli operai che lavoravano in fabbrica e una moltitudine di donne che si occupavano di una parte della finitura da casa".

Una città che oggi, purtroppo, non esiste più. "È per questo che ho deciso di raccogliere i ricordi e i racconti della Monza del cappello: per non dimenticare una parte importante della nostra storia ma anche, ne sono certo, un possibile sviluppo imprenditoriale per il futuro".