È il campo sportivo più titolato di Monza. Una pista leggendaria, dove l’hockey biancorosso ha parte costruito i suoi successi. Ottocento metri quadrati che fino agli anni Settanta erano frequentati da una delle squadre più forti al mondo. La parabola iniziò a discendere quando la Federazione cambiò le regole e decise che il campionato si dovesse giocare in inverno, al coperto. L’inizio della fine per la pista scoperta di via Boccaccio. Ci hanno provato, i monesi, a tenerla attiva: tutte le estati fin verso la fine degli anni Ottanta venivano organizzate manifestazioni di pattinaggio artistico, serate di ballo e anche tornei estivi di
hockey. Qualcuno aveva provato anche a ipotizzare la possibilità di realizzare una copertura della pista, ma i rigorosi vincoli architettonici sull’area inserita all’interno della Villa Reale, hanno vanificato ogni ambizione. Inesorabile l’abbandono. All’inizio degli anni Duemila l’avevano trasformata in un locale notturno, poi in ristorante. Nel 2006 la decisione dell’allora giunta guidata da Michele Faglia di demolire la vecchia tribuna. Il colpo di grazia.
Ora il Masterplan che chiude i conti con il passato. Via la pista dell’hockey per resituire ai Giardini della Villa Reale quel pezzo di Parco. "Un progetto che va nella direzione giusta sia nell’ottica del restauro del complesso monumentale sia in una visione planetaria – la soddisfazione di Bianca Montrasio, portavoce del Comitato per il Parco –. Riprenderebbe, infatti, il percorso di rinascita del monumento iniziato con l’eliminazione dell’ippodromo, che ha consentito il recupero del quadro paesaggistico del Mirabello e del Viale dei Carpini, che di nuovo collega le ville duriniane. Nello stesso tempo allineerebbe gli interventi di restauro del monumento con i dettami del New Generation Eu, del Green Deal europeo e dell’Agenda 30 dell’ONU, finalizzati al risanamento ambientale e a una più giusta convivenza umana". Gli ambientalisti non disdegnano le ambizioni degli appassionati di rotellistica di riavere un impianto sportivo per ospitare manifestazioni nazionali e internazionali, ma "tutto dev’essere pensato fuori dai Giardini reali". "Occorre prendere coscienza dell’assoluta incompatibilità di quella che fu l’Imperial Regia Villa e Parco di Monza, di eccezionale rilievo storico italiano ed europeo, opera di architetti e paesaggisti del calibro di Giuseppe Piermarini e Luigi Canonica, con impianti che richiedono spazi dedicati e flessibili – continua Montrasio –. Questa incompatibilità è storicamente, ambientalmente ed economicamente testimoniata dalle devastazioni, lo sperpero di ingenti risorse economiche, i fallimenti che hanno contrassegnato le strutture sportive realizzate nel secolo scorso nel Parco: dall’ippodromo al cosiddetto anello di alta velocità - un ecomostro rifiutato dai piloti e fallito due volte, che deturpa una vasta parte del Parco particolarmente pregiata - alla piscina, alla pista di hockey".
Il Comitato punta il dito anche contro l’impianto del tennis e il Golf Club, senza tacere "l’opposizione al restauro della piscina, un impianto di rilevanza locale spacciato come “olimpionico”, recentemente approvato dal Consorzio, che comporterebbe uno sperpero di 800 mila euro di risorse pubbliche (oltre ai 2 milioni già stanziati dalla Regione, ndr), con ulteriori devastazioni e compromissione dell’obiettivo, a parole conclamato, dell’inclusione del monumento tra i beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco". Adesso con il Masterplan - ovvero il documento che traccia la strada verso il rilancio del Parco - "bisogna proseguire con il restauro del complesso monumentale, con la ri-naturalizzazione delle aree occupate dai ruderi dei vecchi impianti (anello di alta velocità, piscina, hockey), l’allontanamento del tennis, la riconduzione del golf al disegno paesaggistico originario". E ancora, "inserire nel Piano di governo del territorio di Monza una programmazione specifica degli impianti sportivi cittadini di lungo respiro, con particolare riferimento alla rotellistica, al tennis e al nuoto. Un piano basato sul recupero di aree dismesse e di virtuosi e proficui paternariati pubblico-privato".