STEFANIA TOTARO
Cronaca

La Seregnopoli del mattone: "Asservito sì, ma non corrotto". Così l’ex sindaco è stato assolto

Secondo i giudici Edoardo Mazza non era nelle condizioni di orientare le scelte politiche. E anche se il costruttore Lugarà "sembrava tenerlo in pugno" il reato è comunque prescritto.

Al momento della promessa corruttiva Edoardo Mazza (nella foto) "non era in condizione, nella funzione di semplice assessore allora ricoperta, di determinare l’orientamento politico complessivo dell’amministrazione e quindi di assicurare al privato la soddisfazione dei suoi interessi imprenditoriali". Per questa ragione, per il Tribunale di Monza, non sta in piedi l’accusa di corruzione propria o nell’esercizio delle funzioni contestata dalla Procura di Monza al processo sulla presunta Seregnopoli dell’urbanistica, che si è concluso con una sentenza di assoluzione (anche dall’accusa di abuso d’ufficio) per tutti gli imputati, funzionari comunali compresi. Per l’ex sindaco forzista del Comune di Seregno e per il costruttore Antonino Lugarà i giudici ritengono che "le loro condotte sono perfettamente aderenti allo schema tipico della corruzione elettorale" ma "il reato deve ritenersi prescritto".

Non provati neanche atti contrari ai doveri d’ufficio, nonostante, si legge nelle motivazioni della sentenza, "quanto emerso dall’istruttoria riflette un malcostume diffuso, a tratti persino inquietante, dove si concentri l’attenzione sul servilismo di taluni pubblici funzionari, in primis proprio il sindaco Mazza, rispetto a privati, Lugarà, e ai loro interessi economici. Nel contesto, più generale, di una durevole e inestricabile commistione tra politica e affari, spicca la reverenza, a tratti dai contorni di vera e propria subordinazione, di Mazza a Lugarà". Un rapporto "non certo riconducibile entro i binari di una normale interlocuzione tra elettore ed eletto, bensì del tutto anomalo, per nulla trasparente e connotato dalla sottomissione del sindaco al privato, che sembra ’tenerlo in pugno’’ e non perde occasione di richiamarlo a determinate ’promesse’ che erano state fatte prima delle elezioni". Per il Tribunale "non vi è dubbio che Mazza e Lugarà avessero un preciso accordo per la trattazione immediata della pratica ex Dell’Orto da parte della Giunta comunale all’indomani delle elezioni amministrative". Ma "l’appiattimento palese di Mazza agli interessi di Lugarà - continuano i giudici - non è ancora di per sé prova inequivoca che il pubblico ufficiale abbia adottato atti contrari ai propri doveri e che il procedimento amministrativo abbia subìto un’indebita velocizzazione a vantaggio di Lugarà. E l’istruttoria dibattimentale non l’ha provato per integrare l’estrema ipotesi di abuso d’ufficio. Le scadenze procedurali previste in materia urbanistica ed edilizia non sono state violate con illegittima anticipazione di termini, con accelerazione a sfavore della tutela di terzi, con strumentale calendarizzazione dei passaggi per rendere più difficile l’esercizio dei diritti da parte di eventuali cointeressati". In particolare "la decorrenza di appena 14 giorni tra il deposito dell’ultima integrazione di documenti da parte della società Gamm e l’adozione del piano attuativo, di per sè, è al più suggestiva".

Per quanto riguarda infine l’ex sindaco Giacinto Mariani imputato di abuso d’ufficio "in quanto anello di congiunzione tra la precedente amministrazione e la Giunta Mazza e vero dominus del Comune, nonché presidente della Giunta al momento dell’approvazione del piano attuativo Gamm, lo stesso pubblico ministero si è infine determinato a chiedere sentenza assolutoria per mancanza di intercettazioni che lo vedono protagonista in prima persona".