La protesta dei bengalesi in centro

A Monza, giovani manifestano contro violenze in Bangladesh. Sindacato Usb sostiene protesta. Critiche al governo locale per brutalità.

Oltre un centinaio di persone, ragazzi e ragazze giovanissimi. Nella canicola di agosto, sotto i portici dell’Arengario, con megafoni, striscioni scritti in linguas inglese ma anche in italiano. "Giù le mani dagli studenti. Stop alle violenze".

Scioccante, per un paese agli antipodi dalla capitale della Brianza, la manifestazione andata in scena ieri pomeriggio nel cuore di Monza. Guardati a vista da un fitto cordone di poliziotti e carabinieri, mi manifestanti hanno pacificmente protestato per quanto sta accadendo nel proprio paese di origine. Dove le proteste contro il sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico che reputano discriminatorio stanno sfociando nel sangue. Con già oltre 200 morti in pochi giorni, soprattutto studenti, alcuni dei quali - dicono - sottoposti a tortura.

Ad appoggiare la protesta, a Monza, anche l’Usb, il sindacato di base. Michele Quitadamo ha preso la parola alla manifestazione: "Nessuno si interessa di quello che sta accadendo nel silenzio generale". E ha parlato dei diritti civili calpestati. In Brianza vivono circa 2.500 cittadini originari del Bangladesh, un migliaio solo a Monza, "e sono molto coesi". Lavoratori nei settori dei servizi o come operai, per lo più. Gianni Romano ha ribadito: "La situazione in Bangladesh è critica. Le azioni brutali del governo locale si sono intensificate con l’utilizzo delle armi nei confronti dei civili che manifestano in piazza".

Dario Crippa