MARTINO AGOSTONI
Cronaca

La Pharma Valley brianzola Iniezione di fiducia: ricerca all’avanguardia e produzione record

Con l’emergenza sanitaria il settore ha avuto una crescita media tra il 20 e il 30%. Tutti gli impianti si stanno riconvertendo dai vaccini ai farmaci per le “vecchie“ malattie.

La Pharma Valley brianzola Iniezione di fiducia: ricerca all’avanguardia e produzione record

di Martino Agostoni

È la fase del ritorno alla normalità dopo il Covid, un passaggio che potrebbe non essere positivo per tutti soprattutto nella Pharma Valley della Brianza. L’attenzione è alta sul settore farmaceutico - uno dei comparti produttivi più importanti nella provincia brianzola con oltre 6.000 addetti - che con l’emergenza sanitaria ha vissuto un boom, con una crescita media tra il 20% e il 30%, ma anche alcune realtà legate ai vaccini più che raddoppiate, e che ora rischia di dover tornare indietro. La sfida è quindi di rendere strutturale la crescita avvenuta negli ultimi due anni, evitando che diventi una “bolla Covid“ pronta a esplodere in particolare per i lavoratori del settore.

I primi segnali indicano che la Pharma Valley brianzola sembra in grado di vincere la sfida come osserva Ermanno Donghi, segretario generale Filctem Monza e Brianza, la sigla di Cgil del settore chimico e quindi farmaceutico. "Le aziende farmaceutiche brianzole non hanno subìto contraccolpi particolari con la fine dell’emergenza Covid – spiega il sindacalista – perché in parte ancora producono per i vaccini ma, soprattutto, perché hanno riconvertito la produzione sulle nuove necessità. Ci sono state patologie che durante l’emergenza sono state trascurate, ma che ora riprendono a essere affrontate con anche la necessità di recuperare i due anni passati. Le aziende brianzole, che producono farmaci per un mercato mondiale con circa l’80% della produzione destinata all’export, sono così passate da fare i farmaci per il Covid a quelli che ora sono tornati a essere molto richiesti, mantenendo quindi i livelli produttivi e anche quelli occupazionali". Un caso emblematico del passaggio dal boom di richieste di prodotti per il Covid al periodo successivo di fine dell’emergenza sanitaria, è quello della multinazionale americana Thermo Fischer Scientific che a Monza, lungo viale Stucchi, ha il suo maggiore centro produttivo italiano ed è una delle più grandi aziende del settore in Brianza.

Dal 2020 anche la sede monzese di Thermo Fischer è stata coinvolta nella produzione dei vaccini e da 980 dipendenti che aveva nel 2019 è passata a oltre 2.000 attuali: "È più che raddoppiata con l’emergenza – spiega Donghi – e, adesso che è passato il periodo Covid, il nostro lavoro è fare in modo che si possa continuare a mantenere tutti i posti di lavoro. Stiamo vedendo che si può perché la produzione di vaccini in calo viene riconvertita su altri farmaci". L’intero comparto farmaceutico brianzolo conta oltre 6.000 lavoratori distribuiti in una trentina di aziende di tutte le dimensioni - dai marchi delle grandi multinazionali alle piccole imprese con una decina di dipendenti che forniscono prodotti specifici per gli ospedali locali - e l’anno scorso ha avuto una crescita media del 10% secondo Federchimica, nonostante il 2022 sia stato segnato dalla crisi dei costi dell’energia e delle materie prime.

"Il settore farmaceutico della Brianza ha dimostrato di essere in salute – conferma Donghi –. Anche le criticità legate alla crisi energetica si stanno superando e l’obiettivo è ora di stabilizzare la situazione, a partire dalla conferma dei posti di lavoro creati con l’emergenza. C’è un buon dialogo con tutte le realtà del territorio e come sindacato abbiamo aperto il confronto sulle trattative di secondo livello, in particolare il riconoscimento di aumenti salariali per i lavoratori dopo due anni così intensi e stressanti per il settore".