La lezione dei ragazzi. Gli studenti spiegano come fare antimafia

Studenti delle scuole di Monza sensibilizzano i più giovani sulle mafie locali attraverso il progetto "Parliamone". Il metodo "peer to peer" coinvolge le scuole superiori e medie nella riflessione sul fenomeno criminale e sulle vittime come Lea Garofalo e Ambrogio Mauri.

La lezione dei ragazzi. Gli studenti spiegano come fare antimafia

La lezione dei ragazzi. Gli studenti spiegano come fare antimafia

Studenti in cattedra raccontano le mafie ai più piccoli. È questo il metodo “peer to peer“ utilizzato dal progetto annuale “Parliamone. Fenomenologia delle mafie sul territorio“ per le scuole, di cui ieri si è tenuto l’evento conclusivo al Binario 7 a cura di Flc Cgil Monza e Brianza/Lombardia, Cgil Mb, Libera Mb. I ragazzi delle scuole superiori 4° BC istituto Mosè Bianchi, le 4° As e Fs del Liceo Porta hanno approfondito le figure delle vittime di mafia in Brianza, soprattutto Lea Garofalo e Ambrogio Mauri e poi hanno creato una serie di cartelloni, questionari online, drammatizzazioni per quelli delle terze medie dell’Istituto comprensivo di Concorezzo. Questi, a loro volta, si sono rivolti ai piccoli di quinta elementare.

Il progetto, come fanno osservare Matteo Casiraghi segretario Cgil Monza e Brianza e Fabio Midolo (segretario generale), nasce dalla necessità di contrastare l’illegalità nei luoghi di lavoro sensibilizzando i giovanissimi. "Negli studenti del nostro territorio - dicono Michele Gagliardo e Valerio D’Ippolito di Libera - manca la percezione delle infiltrazioni di stampo mafioso in ambito lavorativo. L’intenzione è di destare le coscienze dal luogo comune che la mafia sia un fenomeno da localizzare al sud. La nostra provincia è da sempre ambita dalle associazioni a delinquere per il riciclaggio di denaro proveniente da attività illegali, traffici di stupefacenti, armi ed esplosivi, attraverso appalti di bandi e concorsi pubblici, obiettivi nevralgici del malaffare". In questo scenario, secondo Valerio D’Ippolito, si rende indispensabile intraprendere una campagna educativa della consapevolezza e dell’azione, il migliore equipaggiamento di un sano senso civico. Il metodo di ricerca è quello biografico come ha spiegato la professoressa Gabriella Ingrasci (docente dell’Università di Milano): cioè raccontando le storie di vita di persone coinvolte nella mafia, in Brianza, come Lea Garofalo e l’imprenditore desiano Ambrogio Mauri. I ragazzi del liceo Carlo Porta hanno visto il film dedicato a Lea Garofalo, poi il dibattito e poi creato una sceneggiatura da far vedere ai più piccoli della scuola di Concorezzo.

Un altro gruppo ha visitato i luoghi di San Fruttuoso dove il corpo di Lea è stato bruciato e il campo dove sono state disperse le ceneri. I ragazzi di 3° D della scuola media Leonardo da Vinci di Concorezzo hanno proposto ai più piccoli la storia dell’imprenditore Ambrogio Mauri, fondatore della Mauri Bus Systems. Questi non accettava di pagare tangenti, perciò si suicidò nel proprio ufficio, con un colpo di pistola al cuore. I ragazzi hanno costruito un pullmino offerto a Roberta Mauri, figlia di Ambrogio.

Cristina Bertolini