CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

La grinta di Samuele. Dai passi nell’hip hop all’Opera di Parigi: "Ballo anche nei sogni"

Scoperto dalla sua insegnante nella scuola vicino a casa è stato ammesso all’Accademia della Scala dove si è diplomato. Poi i successi in giro per il mondo fino all’ultimo traguardo.

La grinta di Samuele. Dai passi nell’hip hop all’Opera di Parigi: "Ballo anche nei sogni"

La grinta di Samuele. Dai passi nell’hip hop all’Opera di Parigi: "Ballo anche nei sogni"

Da Verano Brianza all’Opera di Parigi, inseguendo il sogno della grande danza. È la storia di Samuele Barzaghi, 23 anni di cui la maggior parte passati in una sala di danza. Sì perché ha cominciato a 9 anni, con il fratello gemello Oliviero, a frequentare il corso di hip hop, alla scuola Mc Group di Michela Cerrone, vicino a casa. Ma le insegnanti hanno visto in lui le doti fisiche per la danza classica. A supportare il loro parere, quello di Ludmill Cakalli, celeberrimo maitre, insegnante e coreografo, in visita alla scuola. "Io andavo matto per l’hip hop – ricorda Samuele –, ma l’aggiunta della lezione di classico all’inizio mi metteva a disagio. Poi ho cominciato ad appassionarmi e la mia insegnante Eva Casati mi ha suggerito di tentare l’audizione all’Accademia della Scala". Samuele è stato ammesso per l’anno successivo al secondo anno, tra la gioia e l’incredulità di tutta la famiglia.

Dopo 7 anni di sveglie all’alba, lezioni in accademia, prove e poi scuola serale al liceo linguistico Manzoni, è arrivato l’agognato diploma, nel 2019. Dopo, i ragazzi iniziano un lungo peregrinare in giro per il mondo, tentando le audizioni per cercare un contratto di lavoro. Samuele ha avuto una prima offerta al teatro dell’Opera di Budapest, un’altra dal San Carlo di Napoli, dove è rimasto per 4 mesi, prima che il Covid bloccasse tutto. Aveva fatto in tempo a partecipare alla Grand Audition, il prestigioso concorso mondiale, confrontandosi con centinaia di ragazzi (migliaia le richieste) che si contendono i contratti di una decina di compagnie. Lì è stato notato dal direttore della Joffrey ballet company di New York e Chicago, dove poi Samuele è andato (nella studio company) nella stagione 2020/2021, nonostante le restrizioni del Covid. Ancora giocandosi il tutto per tutto, nell’estate del 2021 ha preso parte all’audizione all’Opera Garnier di Parigi, anch’essa sognata da migliaia di ballerini, dove è già un successo venire ammessi all’audizione. Dopo ogni esercizio i maestri invitano la maggior parte dei candidati ad allontanarsi, ma Samuele è stato tra i pochissimi ad arrivare all’ultima fase, quella della variazione (il pezzo ballato dopo gli esercizi).

"Eravamo in 150 all’inizio – racconta – perciò ero già contento di essere arrivato in fondo. Poi sono tornato a casa, considerando l’esperienza chiusa". Stupore, gioia e incredulità si affollavano nella sua mente, poche settimane dopo, quando ha ricevuto la mail di convocazione per la firma del contratto. Ma ogni risultato non è che un inizio. Il difficile a quel punto era trasferirsi a Parigi, città carissima, dove i ragazzi vivono in una stanza da pochi metri quadrati e imparare la lingua parlata, tutt’altra cosa dal francese studiato a scuola. La vita in teatro, poi, non è uno scherzo. I nuovi arrivati devono imparare diverse parti di un balletto, accennarle da soli, perché non sempre c’è spazio e tempo per far provare i sostituti. Poi a un tratto si viene chiamati e bisogna essere pronti. In due stagioni, Samuele ha partecipato alle produzioni di “Don Quijote e Bayadere“ (coreografia di Nureyev), “Le rouge et le noir“, ultima coreografia di Pierre Lacotte, mancato un anno fa, e un paio di produzioni contemporanee.

Nei periodi di pausa ha lavorato a Copenhagen al Danish ballet theatre e ora al San Carlo, per Don Quichote. Alla sera, prima di addormentarsi, come tutti i ballerini, ripassa le coreografie; poi sogna in inglese, nella speranza di tornare in America. "Andare al San Carlo di Napoli, in questi giorni, per partecipare al Don Quijote – dice Samuele – è un po’ come tornare in accademia. Ma ancora per parecchio vedo la mia vita all’estero. Ai ragazzi più giovani consiglio di credere in se stessi, non cercare la legittimazione di nessuno e non avere paura di sbagliare. Solo così si può crescere".